L’Ente Nazionale Protezione Animali ribadisce la netta contrarietà a che gli animali siano considerati indicatori della capacità di spesa delle famiglie italiane. «Continuare su questa linea equivale a commettere un doppio errore. “Filosofico”, anzitutto, perché è inconcepibile equiparare un cane o un gatto a una barca di lusso, a una vacanza intorno al mondo, a un fuoristrada o a un’abitazione di lusso. Ma anche metodologico, in quanto si presume che il mantenimento di un animale d’affezione indichi a priori una certa capacità di reddito», dichiara l’Enpa che prosegue: «Cosa dire allora delle centinaia di migliaia di pensionati, spesso al minimo, che trovano conforto e compagnia nell’amore di un 4zampe? In realtà, sospettiamo che sia in atto l’ennesimo tentativo di “raschiare il barile”, anzi in questo caso “raschiare la ciotola”, e che lo si stia facendo sulle spalle delle categorie sociali più fragili».