DOBBIAMO PARLARE Regia: Sergio Rubini Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese, Maria Pia Calzone, Sergio Rubini Se “Carnage” di Roman Polanski era un dramma da camera, “Dobbiamo parlare” di Sergio Rubini – anche interprete – si può definire una commedia da camera, che fin dal titolo evoca la frase più temuta in un rapporto di coppia e coinvolge in questo caso quattro persone tra loro molto diverse. Quando una sera, dopo una dolorosa scoperta, la prima coppia irrompe nella casa degli amici, s’innesca un meccanismo che inesorabilmente farà emergere rancori incrociati e recriminazioni a catena. Il nuovo giorno vedrà almeno una delle coppie ancora unita? Bentivoglio era già stato diretto da Rubini in “L’amore ritorna” e “La terra”, che fra l’altro vedevano la partecipazione di Rubini anche come attore, ma questa volta i due danno vita ad un vero e proprio tandem, recitando fianco a fianco per tutto il film. “Ci è venuto in mente – ha dichiarato il regista – di ribaltare i ruoli offertici tradizionalmente. Infatti Fabrizio ha impersonato il carattere più arruffato e decisamente comico, mentre io quello intellettuale, più silenzioso e pacato”. IL PONTE DELLE SPIE Regia: Steven Spielberg Interpreti: Tom Hanks, Mark Rylance, Alan Alda Steven Spielberg alterna spesso le sue grandi passioni: i film d’avventura e fantasia da una parte, quelli sulla storia del recente passato dall’altra. Qui torna ad occuparsi di quest’ultima, mettendo in scena una vicenda ispirata a fatti realmente accaduti: un avvocato assicurativo statunitense si trova catapultato nella Guerra Fredda quando la Cia lo recluta per negoziare il rilascio di un pilota americano dell’aereo spia U-2, catturato dai sovietici. Girato anche a Berlino, proprio in coincidenza con il 25° anniversario della caduta del muro, il film doveva mostrarlo, così se n’è dovuta ricostruire una parte: la prima versione era un muro con blocchi di cemento e di filo spinato, ma presto è stato sostituito dalla quella più nota, con lastre di cemento e un enorme tubo in cima, perché più solido e difficile da oltrepassare. Per rendere maggiormente l’assurdità di talune situazioni create da quel clima di sospetto continuo sono stati coinvolti come sceneggiatori anche Ethan e Joel Coen, maestri nella commedia brillante. A cura di Umberto Ghia