LE CONFESSIONI Regia: Roberto Andò Interpreti: Toni Servillo, Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Marie-Josée Croze, Moritz Bleibtreu, Lambert Wilson In un grand hotel tedesco si riunisce un G8 dei ministri dell’economia che dovrà pronunciarsi su una manovra segreta che porterà a gravose conseguenze per alcune nazioni. Oltre ai politici, sono presenti anche il direttore del fondo monetario internazionale e tre osservatori: una scrittrice di libri per l’infanzia, una rock star e un monaco italiano. Un fatto sconvolgente e inaspettato modifica però i loro programmi e la coesistenza all’interno dell’albergo, insinuando sospetti e diffidenze. Il soggetto ed alcune immagini ricordano vagamente “Todo modo” di Elio Petri, ma per l’utilizzo creativo della tecnica e la costruzione delle atmosfere il paragone con il maestro del cinema politico italiano è improponibile: Andò non è Petri. Resta all’attivo del regista palermitano la voglia di rischiare, evitando i soliti schemi e avventurandosi sia in tematiche attuali e di largo respiro, sia verso un’introspezione dei personaggi; punto di forza, poi, è l’impressionante qualità del cast di attori, che prende il meglio degli interpreti di tutta Europa: oltre all’Italia (Servillo e Favino), Francia (Auteuil), Germania (Bleibtreu) e Danimarca (Nielsen). LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT Regia: Gabriele Mainetti Interpreti: Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Antonia Truppo Torna nelle sale il film che ha sbancato ai David di Donatello, il cosiddetto Oscar italiano, vincendo ben sette statuette: miglior regista esordiente, produttore, montatore, attore protagonista e non protagonista, attrice protagonista e non protagonista. La storia è quella di un delinquente di mezza tacca che entrato in contatto con una sostanza radioattiva comincia ad avere un forza sovraumana. Poi incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio… A scanso di equivoci è bene dire che il film non è la trasposizione cinematografica del famoso personaggio di Go Nagai, autore anche di Goldrake e dei Mazinga, ma Jeeg pervade comunque l’atmosfera del film ed è citato a vari livelli. Esperimento coraggioso e intelligente, secondo il regista è stato realizzato con l’intento di dar vita a un film fatto di diversi generi armonizzati tra loro. Il precedente lavoro dell’attore e regista quarantenne – il cortometraggio “Tiger boy” del 2012 – che calava la figura di un lottatore mascherato nella realtà sociale, è stato fra i selezionati agli Oscar prima delle cinquine finali. A cura di Umberto Ferrari