GOD’S NOT DEAD Regia: Harold Cronk Interpreti: Kevin Sorbo, Shane Harper, David A. R. White, Dean Cain “God’s not dead” (Dio non è morto) va contro un certo secolarismo dilagante soprattutto in ambienti intellettuali e accademici. Ha già qualche anno, è del 2014, e ne è appena uscito il seguito, segno che la tematica è comunque fondata e attuale. Si sviluppa su quattro storie parallele e diversi personaggi: due studenti che s’iscrivono ai corsi del college; una stimata giornalista che scopre la sua automobile scassinata; la fidanzata di un ateo che trascorre del tempo con la madre affetta da demenza senile; il sacerdote della chiesa vicino all’Università che sta per mettersi in viaggio con un amico, da poco arrivato dal Senegal. Uno dei protagonisti vede la sua fede messa in discussione dal professore di filosofia, dogmatico e polemico; il film s’ispira proprio a fatti realmente accaduti in alcune università statunitensi, dove gli allievi hanno dovuto abiurare la propria fede su pressione dei loro docenti. In alcuni casi sono state aperte delle cause legali, di cui viene reso conto nei titoli di coda. GRIMSBY – ATTENTI A QUELL’ALTRO Regia: Louis Leterrier Interpreti: Sacha Baron Cohen, Mark Strong, Isla Fisher, Rebel Wilson, Penélope Cruz Un ozioso cittadino di provincia deve improvvisarsi agente segreto per sostituire il fratello e salvare il mondo da un complotto. Con Jim Carrey purtroppo in caduta verticale dopo un paio di film sbagliati o non all’altezza del suo talento e Steve Carell che sempre più spesso si dedica a ruoli “seri”, Sacha Baron Cohen partendo dalla natia Inghilterra si sta affermando sempre più a livello internazionale come il nuovo fenomeno comico. Pur facendo spesso ricorso a una comicità di grana grossa, con la creazione dei suoi personaggi ha dimostrato eccellenti doti di trasformismo e un’inventiva non comune. I suoi punti di forza sono un’ostentata avversione al politically correct e una perfetta adesione a quelli che sono i temi caldi della politica e della società globale contemporanea. Autore delle sue sceneggiature, sia nel suo maggior successo “Borat: studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan”, sia nel recente “Il dittatore”, entrambi diretti da Larry Charles, è riuscito inoltre a utilizzare in maniera inventiva e innovativa gli strumenti del reportage con riprese dal vivo e del finto documentario. A cura di Umberto Ferrari