villa quaglinaAsti Ali e Radici, Astigiani nel Mondo e il Comitato Papa Francesco, accompagnati dall’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Asti, Piero Vercelli, hanno fatto visita alla comunità di profughi africani, siriani e palestinesi di Villa Quaglina sulle colline tra il Torrazzo e San Marzanotto. La struttura di prima accoglienza, che gli Oblati di San Giuseppe hanno messo a disposizione della Croce Rossa, Consorzio Coala, Piam (Progetto Integrazione Accoglienza Migranti) e molti volontari, offre ospitalità temporanea ai migranti di passaggio sul nostro territorio. “Asti ha risposto bene e con grande impegno a questa emergenza – afferma Piero Vercelli, assessore ai Servizi Sociali -. Il coordinamento di forze dell’ordine, prefettura, Croce Rossa, dei vari nuclei della protezione civile della provincia e delle associazioni di volontariato è stato esemplare e tutt’ora c’è un affiatamento di intenti che permette di superare anche gli imprevisti di ogni giorno, da quelli legati ad esigenze materiali a quelli che coinvolgono l’aspetto umano e civile che ognuno offre per questo servizio”. “L’Astigiano, come tante altre realtà simili alla nostra, si è trovato ad affrontare il problema di dare ospitalità ed accoglienza a decine di migranti sbarcati sulle coste del Sud Italia, afferma Mariangela Cotto, Consigliere Comunale e vice Presidente del “Comitato Papa Francesco”. Ma l’accoglienza fa bene. Non è solo emergenza: l’arrivo dei profughi è anche per la città un’opportunità di crescita”. “E’ importante vivere questa nuova situazione storica con grande responsabilità, afferma Guido Sodano, Presidente del Comitato Papa Francesco. Ci troviamo di fronte a una svolta della storia caratterizzata da migrazioni di massa, che gli stessi interessati vorrebbero evitare, ma che tutti siamo chiamati ad affrontare con molta concretezza, evitando timori fuori posto e ostilità preconcette. Anche la famiglia Bergoglio, a inizio del Novecento, ha dovuto lasciare tutto e ricostituire un’esistenza dignitosa in un altro continente grazie anche all’accoglienza ricevuta”. “Anche i nostri emigrati astigiani e piemontesi – afferma Manuela Bocco Ghibaudi, presidente di Asti Ali e Radici – hanno vissuto momenti di grande smarrimento e difficoltà oggettive di adattamento a nuove culture e tradizioni. La storia è ciclica, ma le problematicità e le complessità delle situazioni familiari sono spesso comuni. Contribuire a una mentalità accogliente e serena è necessario per evitare che situazioni di per se stesse difficili si possano rivelare destabilizzanti. Un momento così delicato può costituire anche per noi un’occasione importante per rivivere frammenti della nostra storia familiare e testimoniare che con un’accoglienza vicendevole qualsiasi problema può essere affrontato e superato”.