Sembrava una famiglia di persone per bene che, nel giorno di mercato, era andata ad Alba per fare acquisti nei negozi del centro. In realtà, come hanno poi scoperto i carabinieri non era affatto così visto che per pagare i  prodotti che mano a mano compravano pagavano i negozianti con assegni bancari tratti da un carnet che era stato rubato. L’allegra famigliola composta operaio cassintegrato 48enne, la moglie casalinga 43enne e la figlia studentessa 18enne, tutti incensurati di Asti, si sono dati alla pazza gioia acquistando Tablet e 2 I-Phone in un negozio di telefonia ed alcuni vestiti griffati sia da donna che da uomo in negozi di abbigliamento del centro, pagando sempre con assegni staccati dal carnet rubato per un importo complessivo di oltre 3.500 euro. Qualcosa però è andato storto. Quando il titolare ha chiesto loro di pagare con carta di credito, bancomat o contanti perché non accettava assegni di sabato a banche chiuse, hanno subito desistito uscendo in gran fretta da quel negozio senza acquistare nulla. Il commerciante si è insospettito e ha avvertito una pattuglia a piedi di carabinieri in servizio di vigilanza al mercato del sabato e i militari, insieme all’equipaggio di una gazzella del Radiomobile fatta arrivare in zona hanno fermato i tre a piedi in Via Maestra. Sono stati accompagnati in caserma dove, nel giro di poco tempo, è emersa la reale provenienza furtiva di quegli assegni risultati rubati a un’impiegata 45enne albese nell’aprile dello scorso anno. La donna era stata scippata dauno sconosciuto nella zona dell’ospedale. Dopo essere stati individuati il capofamiglia ha ammesso le proprie responsabilità dicendo di essere entrato in possesso di quegli assegni grazie a un nomade di Asti (probabilmente autore dello scippo o complice dello scippatore) e di averlo pagato 100 euro. Gli acquisti fatti (tablet, I-Phone e vestiti) gli avrebbe poi venduti sul mercato nero ad Asti  intascandone il ricavato. Per padre, madre e figlia è scattata la denuncia per ricettazione aggravata, truffa e falso in titolo di credito, mentre la merce acquistata illecitamente è stata restituita ai titolari dei punti vendita raggirati. Le indagini sulla famiglia sono ancora in corso.