Avrebbe voluto chiedere un riscatto di 50 mila euro per riconsegnare ai salesiani l’urna contenente la reliquia di Don Bosco che lui stesso aveva sottratto. E’ uno dei particolari emersi ieri durante il processo a carico di Giacomo Cusenza, il piastrellista di Pinerolo che il 2 giugno aveva trafugato l’ampolla contenente parte del cervello del Santo dalla Basilica Inferiore.

Il giudice Marco Dovesi, al termine di un processo con rito abbreviato, lo ha condannato a 2 anni e 20 giorni per furto aggravato.

Lui stesso aveva confessato dopo che i carabinieri, un paio di settimane dopo il colpo, si erano presentati nella sua casa trovando la reliquia nascosta in una teiera dentro la credenza della cucina. Era ancora intatta e presentava i sigilli apposti proprio dai salesiani. Mancava invece il tappo, ritenuto erroneamente prezioso e di cui Cusenza si era disfatto subito dopo il furto gettandolo dal finestrino della sua auto.

Fra gli elementi emersi durante il processo e portati alla luce anche dal pm Laura Deodato la presenza di un documento, scritto e poi cancellato le cui tracce sono comunque rimaste su un computer, in cui Cusenza parlava di una richiesta di riscatto da fare ai Salesiani. Nella lettera si sarebbe parlato di 50 mila euro per restituire l’urna. L’uomo difeso dall’avvocato Giuseppe Beltramo di Alba si sarebbe giustificato asserendo che non aveva intenzione di spedirla e che si trattava di uno scherzo. Dopo la condanna, per furto (non gli sono stati imputati altri reati), all’uomo sono stati revocati i domiciliari ed è tornato in libertà.