CARABINIERISono accusate di aver messo in piedi un giro di truffe fra i più longevi di quelli mai scoperti, la ventina di persone finite nelle maglie di un’indagine portata a termine dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti. I militari, coadiuvati da quelli della compagnia di Roccella Jonica (RC) affiancati dai colleghi di Ivrea che hanno svolto un’indagine analoga e in contemporanea, questa mattina hanno eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare di cui 16 in carcere e 3 ai  domiciliari, emesse dal ip del Tribunale di Ivrea. Gli arrestati secondo le accuse avrebbero realizzato centinaia di truffe in tutta Italia in oltre dieci anni di attività, utilizzando assegni a vuoto/falsi per acquistare beni di varia natura (alimenti, auto di grossa cilindrata, biglietti ferroviari, casalinghi, elettrodomestici, gioielli, orologi, strumenti musicali, viaggi, etc…) o per pagare cure odontoiatriche o prestazioni professionali di liberi professionisti. I loro assegni erano intestati a persone fisiche o giuridiche fantasma (società costituite ad hoc per utilizzarne la ragione sociale e la partita iva).  I beni acquistati venivano successivamente rivenduti ed il profitto spartito tra gli associati. “La truffa consisteva nell’individuare inserzioni di vendita poste sui principali siti di “e-commerce”, contattare il venditore sotto falso nome con modalità tali da indurlo a ritenere un reale interesse nell’acquisto del bene, contrattando sul prezzo di acquisto, facendo emergere l’intenzione di pagarlo con denaro proprio e riferendo successivamente di trovarsi in località distante rispetto al luogo di vendita – spiegano gli inquirenti -. Nel caso invece di truffa sui veicoli, veniva organizzato un appuntamento con il proprietario del mezzo per l’autentica della firma sul certificato di proprietà, finalizzato alla vendita del mezzo, da effettuarsi presso l’ufficio anagrafe comunale comodo al proprietario e saldandogli contestualmente il corrispettivo con assegno circolare contraffatto. In realtà il membro del sodalizio che di volta in volta effettuava le operazioni di acquisto del mezzo, di fatto intestava il veicolo a se stesso, fornendo il suo documento d’identità autentico, riportante però un indirizzo di residenza presso cui in realtà non era reperibile”. Con questa tecnica il “gruppo” sarebbe riuscito ad impossessarsi di autovetture di grossa cilindrata quali Bmw X3, Bmw X5, Audi A3, Audi Q7, e dopo averle ritirate dai venditori, per lo più privati, le avrebbero portate immediatamente in alcuni depositi di Torino, di proprietà di alcuni soggetti del sodalizio criminoso. Nella stessa giornata  le auto sarebbero state “riciclate” per l’esportazione in Francia o in Marocco mediante la procedura di  “radiazione” delle targhe per esportazione all’estero, oppure ancora cedute a soggetti che, dopo averle radiate dal PRA italiano, le avrebbero esportate nell’est europeo (principalmente in Bulgaria). L’attività d’indagine, oltre che a ricostruire l’intera gerarchia del sodalizio criminale, con i ruoli dei singoli soggetti nonché ad individuare il cassiere ed il falsario, a casa del quale sono stati sequestrati computers, stampanti e carta per riprodurre fedelmente assegni, ha consentito di attribuire al “gruppo” la commissione di almeno 236 reati per proventi complessivi di circa 2.000.000 di euro, deferendoli all’Autorità Giudiziaria per associazione per delinquere  finalizzata alla truffa, ricettazione, sostituzione di persona, contraffazione di titolo di credito, uso del titolo contraffatto, falsità di atti aventi valore di pubblica autenticazione (contraffazione tagliando assicurativo), uso degli atti falsi, riciclaggio nazionale ed internazionale di veicoli.