Sono 14 le persone indagate nella maxi inchiesta del corpo forestale di Asti e della Procura di Alba volta a stabilire la vera origine dei tartufi bianchi di Alba. Secondo le indagini i commercianti all’ingrosso di trifole, residenti nell’Astigiano e nel Cuneese, avrebbero acquistato i preziosi tuberi in Croazia, Slovacchia, Molise ed Emilia, gonfiando poi i prezzi e spacciandoli come tartufi piemontesi venduti a ristoranti e commercianti anche fuori dall’Italia. L’ipotesi di reato è di frode in commercio. Tutto è cominciato quando gli agenti del corpo forestale si sono imbattuti in alcune fatture di un commerciante albese dalle quali sarebbe emerso che i prodotti erano stati acquistati in Croazia ma venduti poi ad alcuni commercianti piemontesi. Subito sono scattati gli accertamenti che hanno permesso di aprire un’indagine ad ampio raggio. Il nocciolo della questione è però un altro. Gli indagati avrebbero infatti assicurato ai compratori che i tartufi erano piemontesi doc. Una vicenda che non sicuramente approderà in tribunale visto che il pm potrà decidere se chiedere l’archiviazione dopo aver interrogati gli indagati, ma che però ha messo in luce un segreto che poi tanto segreto  non era.