A sei anni di distanza dallo storico concerto con i Gizmo, guidati dal batterista dei Police Stewart Copeland, Raiz è tornato ad Asti Musica. Il cantante ha presentato il suo nuovo progetto, affiancato dal chitarrista Fausto Mesolella, per un viaggio in chiave acustica che parte dalla canzone napoletana per arrivare ai classici rock.
Sei partito dai movimenti di protesta universitari. Come ti sei avvicinato alla musica?
“È stato il contrario, è stata la musica ad avvicinarmi ai movimenti di protesta. Non sono mai stato un grande oratore, ho sempre preferito la pratica. Con la mia band Almamegretta abbiamo frequentato quegli ambienti, c’era una scena musicale molto attiva, per noi la politica era più uno stile di vita. Forse negli anni Novanta si era un po’ persa la purezza della contestazione di due decenni prima, si faceva retorica a pacchi, si ripetevano gesti già visti. Era difficile collocarsi in un movimento preciso. Allo stesso modo, non abbiamo mai pensato musicalmente di creare qualcosa di nuovo, ma cercavamo piuttosto di compilare in maniera inedita elementi già esistenti. Il fatto poi di recuperare elementi della tradizione napoletana ci esponeva a critiche da più schieramenti, non era facile, ma abbiamo sempre rifuggito la cristallizzazione a favore della contaminazione tra elementi diversi”.
Da ragazzo cosa ascoltavi?
“I miei ascolti da bambino sono stati di musica napoletana da un parte, grazie a mia nonna e mia mamma, mentre mio padre metteva dischi di jazz e musica latino americana, e non finirò mai di ringraziarlo per avermi fatto scoprire cose incredibili. Quando poi da adolescente mi sono spostato a Milano ho conosciuto il reggae: il concerto di Bob Marley a San Siro mi ha cambiato la vita”.
Dalla collaborazione con il supergruppo di Stewart Copeland al duo acustico con Fausto Mesolella: come concili due universi musicali apparentemente così lontani?
“L’esperienza con Stewart è stata incredibile. I Police sono sempre stati uno dei miei gruppi preferiti, comprai il loro primo album da ragazzino in cassetta e lo ascoltavo a tutto volume sul mio piccolo registratore cantandoci sopra. Capirai quindi che poter esibirmi con lui è stato un sogno, ma mia ha anche esposto a critiche da parte dei fans più puristi del gruppo. Stessa cosa è successa quando al concerto del Primo Maggio a Roma Mauro Pagani mi ha invitato a cantare brani di Led Zeppelin e Pink Floyd, per me è stata una sfida stimolante. Oggi con Fausto propongo uno studio, partendo dalla canzone napoletana per arrivare alle radici del rock. Mi piace confrontarmi, non mi sono mai tirato indietro, neanche quando qualche anno fa Pino Daniele mi ha chiesto di duettare con lui in un concerto allo stadio San Paolo di Napoli davanti a ottantamila persone: se da bambino mi avessero detto che sarebbe successa una cosa così, non ci avrei mai creduto”.
Alexander Macinante