“Sipario di stelle”. E’ il nome della nuova iniziativa di teatro e musica, promossa dai comuni di San Marzano Oliveto, Calosso d’Asti e Moasca, che prende il posto di “Paesaggi e oltre”, con lo stesso scopo di valorizzare i suggestivi contesti delle loro piazze ai piedi di castelli con una programmazione estiva e autunnale. Domenica 28 luglio alle 21,30 a San Marzano Oliveto in piazza Giovanni XXIII è in programma il divertentissimo “Don Giovanni  di W.A.Mozart” dell’eclettica compagnia toscana de “I sacchi di sabbia”. Si tratta di un progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo che vanta prestigiose collaborazioni nazionali: la Compagnia Sandro Lombardi, il Teatro Sant’Andrea di Pisa, il Teatro del Giglio di Lucca, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi. In scena Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, , Maria Pacelli, Matteo Pizzanelli, Federico Polacci e Giulia Solano. “Ein musikalischer Spass  zu Don Giovanni” è un capriccio per “boccacce e rumorini” che propone, attraverso una partitura rigorosissima di “gesti musicali”, la struttura essenziale del Don Giovanni di Mozart: una selezione delle arie più significative incastonate in un disegno drammaturgico compiuto e interpretate “rumoristicamente” dagli attori della Compagnia I Sacchi di Sabbia. Lo spettacolo è in definitiva un’esecuzione a cappella di una riduzione strumentale del Don Giovanni da parte di una piccola corale. I sei giovani che la compongono non sono però musicisti, ma attori che hanno costruito la loro partitura “recitando” la musica di Mozart, imitando fino allo sfinimento una versione del Don Giovanni eseguita da Karajan nel 1986. Dalla recitazione “del suono”, dal tentativo di riprodurre il rumore dello strumento, si arriva – addentrandosi dalla “parte sbagliata”, quella che nessun musicista praticherebbe – ad una pionieristica versione dell’Opera di Mozart: una versione “sgrammaticata”, senza “rappresentazione”, ma che in virtù delle tragicomiche espressioni facciali degli attori chiamati ad imitare le sonorità degli strumenti e l’ausilio della proiezione del libretto sullo sfondo, riesce ad evocare l’essenza del grande personaggio mozartiano. Frutto di un approccio all’opera spiazzante, d’una interpretazione “teatrale” in cui il testo dello spettacolo è rappresentato dalla melodia e dalla timbrica degli strumenti, questo lavoro si colloca  nella scia di una ricerca sul melodramma che nel 2008  ha fatto vincere alla formazione pisana il prestigioso Premio Ubu. Un omaggio a Mozart: uno sberleffo e al tempo stesso un atto d’amore per un’opera magnifica. Così lo recensisce Osvaldo Guerrieri: “È una delizia.(…) La creazione di Giovanni Guerrieri (che non è mio parente) offre allo spettatore un’esecuzione del capolavoro mozartiano che più pazzesca ed esilarante non potrebbe essere. In scena arrivano 6 cantori. Come scolari, si dispongono a coppia, allineati e coperti. E che fanno? Cantano? Ci mancherebbe. Il sestetto non è formato da tenori, baritoni, soprani. I sei sono attori a tutti gli effetti che però, fra i loro talenti e prerogative, coltivano anche il canto. Il canto a cappella, ossia quella specialissima esecuzione con la quale le voci riproducono anche il suono degli strumenti. È perciò strumentale il “Don Giovanni” dei Sacchi di sabbia: una esecuzione sommaria, per nuclei, per situazioni. L’opera c’è¨ tutta, anche se in forma episodica. Ci sono Don Giovanni, Leporello, Donna Anna, il Commendatore, c’è il famoso catalogo di conquiste amorose, c’è la cena spaventosa col convitato di pietra e c’è con un effetto speciale che non si accetterebbe neanche dal teatro delle marionette, l’inferno che, tra fiamme e fumo, si spalanca e ghermisce il dissoluto. L’azione è tutta racchiusa nei dialoghi di Da ponte. Li vediamo scorrere sullo schermo alle spalle del sestetto e ci fanno da bussola nel racconto indipendentemente dai 6 che sembrano andare serafici per la loro strada con miagolii di violino, pe-pe-pe di trombe, booo-booo di bassotuba. Per emettere i loro suoni, per trasformarsi in orchestra, i 6 sono costretti a storcere la bocca, a gonfiare le gote, a stringere le labbra a cul di gallina. Insomma, la soavità mozartiana nasce da una serie illimitata di boccacce e di contortimenti facciali, che dal sublime offrono il lato trash, volgare, buffonesco, patologico. C’è un momento in cui uno dei coristi sembra cogliere l’assurdo nel quale nuota e si chiede: perché devo continuare a fare booo-booo? Ma perché questo è il teatro, bellezza”. La direzione artistica è affidata al Teatro degli Acerbi ed Arte & Tecnica. Ingressi a 5 euro, info e prenotazioni cell. 339/2532921, www.teatrodegliacerbi.it  / www.arte-e-tecnica.it.