La sala dell’Archivio Storico Comunale non è riuscita a contenere, sabato pomeriggio, tutti i partecipanti all’incontro “Asti sotterranea: cosa c’è sotto i nostri piedi” proposto dalla rassegna “I mesi del giallo”.  Molti gli astigiani (appassionati di storia locale, ricercatori, architetti, amministratori locali o semplicemente curiosi) attratti dalla prospettiva di scoprire “un’altra” città” raccontata da Nicoletta Fasano e Barbara Molina. Numerose le persone che si sono poi accontentate di ascoltare in piedi: un piccolo sacrificio ricompensato dall’accurata esposizione, integrata da una ricca documentazione fotografica, delle due relatrici.La sala dell’Archivio Storico Comunale non è riuscita a contenere, sabato pomeriggio, tutti i partecipanti all’incontro “Asti sotterranea: cosa c’è sotto i nostri piedi” proposto dalla rassegna “I mesi del giallo”. Molti gli astigiani (appassionati di storia locale, ricercatori, architetti, amministratori locali o semplicemente curiosi) attratti dalla prospettiva di scoprire “un’altra” città” raccontata da Nicoletta Fasano e Barbara Molina. Numerose le persone che si sono poi accontentate di ascoltare in piedi: un piccolo sacrificio ricompensato dall’accurata esposizione, integrata da una ricca documentazione fotografica, delle due relatrici. Nicoletta Fasano, ricercatrice dell’Israt, ha incassato lo stupore generale con le immagini dei locali sotterranei della Sinagoga: spazi suggestivi, e ignoti ai più, che sarebbe bello recuperare in un’ottica di gestione e valorizzazione del territorio. Il viaggio nel grembo di Asti ha toccato luoghi già da tempo votati alla fruizione pubblica (cripta di Sant’Anastasio), rifugi antiaerei (quello di Palazzo Ottolenghi è stato da poco restaurato), cantine adibite a “case fabbrica” attive nella lavorazione delle uve e localizzate nelle vie Brofferio, Venti Settembre, Sella. Di grande fascino anche le vecchie cisterne sotterranee dell’acquedotto (zona Antiche Mura); ricche di storia la ghiacciaia di via Brofferio o le cantine dell’Enofila della seconda metà dell’Ottocento. Barbara Molina, archivista a Palazzo Mazzola, ha iniziato con un esempio sui corsi d’acqua sotterranei (il rio Valbrenta che scorre sotto corso Dante) per poi regalare un prezioso racconto fotografico sui tanti luoghi che hanno fatto la storia di Asti e che non esistono più o hanno perso la destinazione d’uso originaria: lo stabilimento bacologico di via Brofferio, datato 1934, la fabbrica di botti Bosia in corso alla stazione (via Gramsci), la pasticceria Giuliani di via Hope, il mercato ortofrutticolo di piazza Statuto, l’Alla di piazza Alfieri, la fabbrica di biciclette Gerbi, cascina Balma e così via. Strappando infine un sorriso con una fotografia del 1930: “Questo era, allora, l’Archivio comunale: tre armadi nell’ufficio del sindaco”. Di luoghi perduti si è parlato anche nella seconda parte dell’incontro, dedicato alla conversazione con lo scrittore astigiano Marco Magnone, autore del libro “Off, diario di viaggio nelle città invisibili”: volume da usare per scoprire un territorio intorno a noi che, nonostante l’abbandono, conserva memorie di vita. Ieri “I mesi del giallo” è proseguita con la passeggiata nei misteri “Sulle tracce della donna lupo”: i seducenti boschi di faggi tra Prunetto e Castelletto Uzzone sono diventati la scenografia del racconto di Nicoletta Fasano e Mario Renosio (Israt) sulle masche, il lavoro, i rastrellamenti e la lotta partigiana in Langa, complici le parole di Beppe Fenoglio e Nuto Revelli. La donna lupo è rivissuta nella lettura del racconto di Maria Tarditi fatta da Manuela Cavallo. Infine conversazione, a tutto tondo, con Fabrizio Borgio, autore di “Masche”: piacevole discorrere con lui, oltre che di tradizioni, anche di letteratura e attualità.