Giovedì 28 febbraio alle 21 al Teatro Alfieri di Asti va in scena “Il Divorzio” di Vittorio Alfieri, nuovo spettacolo con la regia di Beppe Navello, direttore della Fondazione TPE. Sul palco dodici giovani attori: Daria-Pascal Attolini, Fabio Bisogni, Roberto Carrubba, Diego Casalis, Riccardo De Leo, Marcella Favilla, Fabrizio Martorelli, Alessandro Meringolo, Stefano Moretti, Alberto Onofrietti, Riccardo Ripani, Camillo Rossi Barattini. Tutti sono stati formati nelle migliori scuole italiane e hanno partecipato ad un laboratorio sul verso condotto dallo stesso Navello. Le scene sono di Francesco Fassone, i costumi di Barbara Tomada e le musiche di Germano Mazzocchetti. “Vittorio Alfieri è il più grande autore di tragedie della nostra storia letteraria – spiega il regista –  ed è stato applaudito in tutta Europa come un italiano anomalo e ammirevole per statura morale e forza poetica. Alla fine della sua vita ha deciso di scrivere alcune commedie. Mi è sempre sembrata straordinaria la figura d’Alfieri, e mi è tornata in mente in questo periodo particolarmente difficile della nostra accidentata vita civile. Così ho trovato particolarmente bello proporre l’ultima commedia del conte astigiano a una pattuglia di giovani attori provenienti da tutta Italia, per affrontare un progetto di formazione e di avviamento alla professione teatrale condiviso con Fondazione CRT: non è un caso che la mia generazione abbia dimenticato il repertorio alfieriano, tutto deve essere facile, commestibile e digeribile nel mercato triturante dello spettacolo nostrano. Ma i giovani, ai quali stiamo consegnando un paese per il quale ogni giorno sentiamo vergogna, si sono appassionati nel raccontare questa commedia amara e divertente di vita all’Italiana: e con loro mi sono sentito meno frustrato nelle scelte del mio mestiere di regista che da troppo tempo si misurava con le poche opportunità offerte dalla prudenza dei nostri cartelloni. Sentire lo sdegno sarcastico di Alfieri, riproporlo al pubblico con la forza di un lessico esemplare per sobrietà e ricchezza espressiva, libera lo spirito costretto nelle poche centinaia di espressioni alle quali è definitivamente condannata la lingua italiana contemporanea; e travestire i suoi personaggi con i caratteri eterni della mediocrità patria, con i ceffi imperituri dell’impudenza sociale, della politica gaglioffa, dell’ambiguità morale ci fa capire che qualcosa di eterno e imperituro è all’origine della nostra secolare decadenza”. I biglietti (18 euro per platea, barcacce e palchi, 15 euro loggione) sono ancora disponibili alla cassa del teatro: 0141/399057 – 0141/399040.