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“Leggendo nel rotolo della Legge durante il suo bar mitzwah, il ragazzino perde il segno; bele sì, gli suggerisce sottovoce il rabbino. Bele sì, proprio qui. Qui, in questa pagina. Qui, in questo luogo”. Da questa espressione prende titolo il libro “Bele sì (proprio qui). Ebrei ad Asti” che sarà presentato martedì 18 ottobre, alle 17,30, all’Archivio di Stato di via Govone 9.

Per ricostruire la storia della comunità ebraica di Asti le autrici Maria Luisa Giribaldi e Rose Marie Sardi hanno lavorato anni, condensando la ricerca nel volume pubblicato dall’Editrice Morcelliana. Il libro, 256 pagine arricchite da illustrazioni a colori, si apre con la nota introduttiva di Franco Debenedetti, imprenditore e già senatore, che all’Archivio di Stato presenterà l’opera con Alberto Cavaglion, docente universitario e affermato studioso dell’ebraismo italiano, e Paolo De Benedetti, teologo e biblista.

L’iniziativa è proposta in collaborazione con l’Israt e l’Archivio di Stato (ingresso libero).

Come spiega Franco Debenedetti nella prefazione, la pubblicazione “narra di persone e di fatti, descrive la vita della comunità israelitica che in Asti si insediò, ad Asti visse per secoli, crebbe, fiorì e poi si estinse. I suoi membri se ne allontanarono fisicamente, andando a vivere in città più grandi e, culturalmente, andando a far parte di più ampie comunità. C’è un periodo chiave in questa storia, tra l’ultimo decennio dell’800 e il primo del ’900. Anche per la comunità di Asti nel suo insieme quello fu un periodo di eccezionale apertura e visibilità nel contesto cittadino: ma fu anche l’inizio della diaspora della comunità, e con essa dell’accelerazione del processo di assimilazione. Nulla lasciava presagire la ‘grande carneficina’. La Shoah cambia tutto”.

Entrambe studiose di ebraismo locale, Maria Luisa Giribaldi e Rose Marie Sardi sono volti noti ad Asti. La prima, docente di lettere classiche, ha pubblicato nel 1993 “Scuola e vita nella comunità ebraica di Asti. 1800-1930” (Rosenberg & Sellier) e “Asti. Guida alla sinagoga, al museo e al cimitero” (Marsilio, 1999); collabora con l’Israt e ha scritto numerosi saggi per “Il Platano”. Rose Marie Sardi insegna nella scuola pubblica.

Il loro libro, oltre a ricostruire la storia di una comunità, a raccontare le vite di persone e famiglie, va nel profondo dell’uomo: “Ma in che senso – scrive Debenedetti nella nota introduttiva – pensano se stessi gli ebrei, quelli che sanno di esserlo, quelli che non sanno come esserlo, quelli che non sanno se esserlo? Per alcuni l’origine astigiana è l’unico legame con il loro passato, l’unica cosa che li fa (essere? sentire? rappresentarsi? ricordarsi?) ebrei”.