Fino a sabato 1 ottobre negli spazi della Fondazione Giov-Anna Piras di Asti, in via Brofferio 80,  è ospitata la mostra “Professione Reporter”, a cura di Flavio Piras e Alessandro Carrer.  L’intento del progetto è di riflettere, attraverso una struttura ampia e articolata, sulla grande varietà di approcci fotografici che hanno caratterizzato gli anni d’oro del fotogiornalismo internazionale del ventesimo secolo, offrendone una visione singolare e atipica sotto diversi aspetti: in un unico spazio verranno presentati i lavori di quaranta fotografi, da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, fondatori della storica Magnum Photos, a Larry Borrows e Nick Ut, da Marc Riboud, e David Seymour, a Joseph Koudelka e Sebastiao Salgado, da Tina Modotti a Margaret Bourke-White, da Walker Evans a Robert Frank, con la possibilità di scoprire, per alcuni, scatti emblematici ma poco noti, e con l’occasione di approfondire, per altri, sguardi e filosofie attraverso sezioni monografiche dedicate. È opinione diffusa che il reportage costituisca la vocazione per eccellenza della fotografia stessa. La fotografia documentaria ha (e ha avuto, nel corso della propria storia) la capacità e il privilegio di mostrare il mezzo, lo strumento, ovvero la fotocamera, “al massimo della sua forza e radicalità”. Pur avendo connessioni esplicite con lo spazio e con il pubblico, il genere del reportage è anche “una delle forme più intime della pratica fotografica” (Graham Clarke) e presuppone un nodo diretto e immediato tra lettore e soggetto, sostenuto da un preciso mandato di registrazione e denuncia: la fotocamera  produce una coscienza e manifesta, parafrasando Franco Vaccari, un “inconscio etico-morale”. Se poi ci si allontana dal presente dello scatto, dalla “scheggia di storia e realtà” che la fotografia ha saputo (o provato) a fermare, il valore documentario della testimonianza si diluisce progressivamente nell’oceano del tempo così che, anni dopo, bruciata la notizia, rimane la grandezza o la bellezza dello scatto fotografico in sé, ancora più denso della sua connaturata ambiguità. L’arbitrio del fotografo si mescola inesorabilmente all’istante fotografato, e la storia del soggetto tende a perdersi in quella dell’osservatore, fino a produrre rituali del tutto nuovi. Alla fine resta l’immagine, e il potere che essa è in grado di esercitare sull’osservatore. A complemento del progetto, una sezione della mostra sarà dedicata a uno dei più grandi  reportagisti italiani, Mario Dondero, scomparso alla fine dello scorso anno: del fotografo “inafferrabile e ubiquo”, come lo ha definito lo scrittore Ermanno Rea, saranno presenti alcuni dei suoi celebri ritratti (tra gli altri Sartre, Beckett, Pasolini, Wells, Bacon) insieme a una serie di scatti realizzati nel 1970 alla redazione di Charlie Hebdo, a testimoniare uno sguardo che è sempre stato capace di sentire e raccontare il mondo. La scelta di rendere omaggio alla fotografia di Mario Dondero in una mostra tutta internazionale non è intesa però ad escludere l’Italia dalla storia della fotografia di reportage; piuttosto, vuole anticipare un futuro progetto della Fondazione dedicato tutto al fotogiornalismo italiano. Il progetto espositivo “Professione Reporter” costituisce un focus su di un importante tassello della collezione del Fondo Giov-Anna Piras: frutto di un’attenta selezione, la mostra si snoda lungo i 1500 mq di spazi espositivi della Fondazione e raccoglie circa trecento scatti di alcuni tra i più importanti reportagisti del Novecento, offrendo al pubblico l’opportunità di abbracciare in una lunga carrellata e attraverso stampe originali, tanto la diversità di stili quanto la coerenza, l’organicità di un progetto di fondo, come se la mission di ogni singolo fotoreporter, la sua dichiarazione d’intenti, finisse per coincidere, nella somma dei diversi sguardi, con lo “scopo” della fotografia tutta; vite immerse nei frastuoni della storia ma sempre trascorse sulla soglia dell’inquadratura, a testimonianza di quell’attimo che, già passato, ci restituisce tutta la verità e la singolarità di un evento che si fa rappresentazione. Il Fondo Giov-Anna Piras è nato per promuovere l’arte e la fotografia moderne e contemporanee attraverso mostre ed eventi volti a valorizzare e condividere il proprio fondo collezionistico con la collettività. Dal 2006 il Fondo è impegnato nella conservazione di opere e supporti foto-cartacei, nella catalogazione fotografica, nella cultura archivistico-bibliografica e collezionistica relative a svariati settori di interesse artistico-culturale. Inoltre, grazie alla grande passione che ne anima i progetti e all’intensa attività che ne contraddistingue l’operato, il Fondo promuove e valorizza anche le risorse del territorio astense che lo ospita. La mostra è corredata di un catalogo con interventi critici e una breve presentazione per ciascun autore in mostra. Questo l’elenco completo dei fotografi: Bruno Barbey, Jack Birns, Werner Bischof, Margaret Bourke-White, Larry Burrows, Cornell Capa, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Bruce Davidson, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Elliott Erwitt, Walker Evans, Robert Frank, Leonard Freed, Burt Glinn, Philip Jones Griffiths, Philippe Halsman, Charles Harbutt, Erich Hartmann, David Hurn, Yousuf Karsh, Alberto Korda, Josef Koudelka, Dorotea Lange, Sergio Larrain, Costantine Manos, Steve McCurry, Wayne Miller, Tina Modotti, Marc Riboud, George Rodger, Arthur Rothstein, Sebastiao Salgado, David Seymour, Mark Shaw, Eugene Smith, Dennis Stock, Kryn Taconis, Nick Ut. In ragione delle affinità tra i temi del progetto espositivo e quelli trattati in occasione del Festival Passepartout, la Biblioteca Astense Giorgio Faletti è partner del progetto. Altro partner dell’iniziativa è CRE[AT]IVE, associazione culturale senza scopo di lucro volta alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio culturale artigiano. L’associazione crede nell’arte quale insegnamento e crescita: educare all’idea che l’arte possa far parte del nostro quotidiano diventa un processo possibile e naturale se si utilizzano un linguaggio e uno spazio accessibili a tutti. La mostra “Professione Reporter” è aperta dal lunedì al sabato con orario 10 /12.30 – 15.30/19. Dal 18 luglio al 5 agosto sarà aperta con orario ridotto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30, mentre resterà chiusa dal 6 al 18 agosto per poi riaprire regolarmente venerdì 19 agosto con orario 10 /12.30 – 15.30/19 fino alla chiusura della mostra, fissata per sabato 1 ottobre. Ingresso libero. Sito web: www.fondazionegiovannapiras.com