Antigone, l’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, organizza la sua assemblea annuale il 15 giugno nell’Aula Magna del polo universitario di Asti.
Tema centrale, l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento, la cui drammatica attualità è stata comprovata da una recentissima sentenza del tribunale di Asti, che ha dovuto assolvere gli imputati proprio per l’assenza del reato di tortura.
La giornata si articolerà in tre momenti: in mattinata, dalle 9,30 alle 13, Pietro Mercenaro, senatore e presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, Vladimiro Zagrebelsky, già giudice della Corte Europea dei Diritti del’uomo di Strasburgo, Carlo Federico Grosso, penalista torinese e Luigi Pagano, vicedirettore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, introdotti da Mauro Palma, Antonio Marchesi e Patrizio Gonnella si interrogheranno sulla necessità e l’urgenza di recepire la convenzione contro la tortura delle Nazione Unite, ratificata dall’Italia 25 anni fa, ma mai attuata.
Nel pomeriggio, dalle 14,30, rappresentanti dell’amministrazione penitenziaria (tra i quali Pietro Buffa, già direttore del carcere di Torino e Elena Lombari Valluari, direttrice del carcere di Quarto), del mondo accademico, della magistratura (è invitato il Procuratore di Asti, Giorgio Vitari) e della società civile si confronteranno sulle condizioni delle nostre carceri.
La giornata si concluderà alle 19, al Piccolo Teatro Giraudi di piazza San Giuseppe, con la prima nazionale dello spettacolo “La carogna da dentro a me”, scritto da Claudio Sarzotti, presidente di Antigone Piemonte, che spiega: «Il nostro intento non è quello di rifare un processo o di puntare il dito d’accusa contro qualche capro espiatorio. Vicende come quelle del carcere di Asti non devono ripetersi: occorre chiedersi perché in quel carcere, pur con una direzione senza dubbio apprezzata e tanti operatori impegnati e professionalmente preparati, siano potuti accadere fatti che secondo il giudice Crucioli, come ha scritto nelle motivazioni della sentenza, “possono essere agevolmente qualificati come tortura”. Dobbiamo cercare di aiutare l’amministrazione penitenziaria a uscire dal suo guscio e parlare di argomenti che, fino a che rimarranno dei tabù, saranno dei fantasmi periodicamente ricorrenti nel mondo della prigione».
Durante la giornata sarà possibile sottoscrivere l’appello “Chiamiamola tortura”: primi firmatari, tra gli altri, Erri De Luca, Andrea Camilleri e Ascanio Celestini.
L’ingresso è libero a tutti gli eventi.