Asti Teatro quest’anno compie 35 anni e si regala una  mostra che celebra il percorso della rassegna estiva che ha portato in città negli ultimi tre decenni nomi illustri del teatro italiano. 35 anni di vita non sono pochi, sono l’età della pienezza matura pronta a esprimersi ma sono anche una decisa dimostrazione di longevità per un festival teatrale, soprattutto per un festival teatrale italiano, soprattutto in tempi di crisi quali quelli che stiamo attraversando. Il teatro è per sua natura effimero ma lascia tracce profonde nella memoria e nell’animo di chi partecipa a quella particolare forma di scambio e di relazione che è lo spettacolo. Il teatro richiede una presenza, una partecipazione, la condivisione di un frammento di vita, di un’esperienza. La forma del Festival con la sua concentrazione di teatro in un periodo di tempo ravvicinato, con la colonizzazione degli spazi pubblici del quotidiano, con la sua (rituale) cadenza annuale garantisce all’effimero una continuità. L’esperienza di Asti Teatro, dal 1979, è stata  parte integrante della vita della città oltre che della vita teatrale italiana e internazionale. Ha risposto a un’esigenza culturale, particolarmente sentita nella patria di Vittorio Alfieri, e ha proposto, con modalità diverse nel corso delle edizioni. un’apertura di orizzonte  sempre centrata sulla contemporaneità, sforzandosi di intercettare di volta in volta le forme del nuovo: nuovi testi, nuovi temi, nuovi artisti, nuovi linguaggi della scena. Osservati sulla lunga distanza, gli elementi che più contraddistinguono come tratti identitari la storia del Festival, che pure, come tutte le storie, non è stata monolitica nè priva di peripezie, sono proprio lo stretto rapporto con la città e il territorio (che si concretizza in un dialogo con il pubblico a volte decisamente critico ma mai indifferente), e la spinta verso un racconto “al presente”. La mostra, che raccoglie e presenta materiali iconografici e d’archivio da tutte le edizioni di Asti Teatro, vuole offrire al pubblico non solo la percezione della durata ma anche e soprattutto della densità di questo cammino compiuto insieme dal festival e dalla città: per alcuni un viaggio nella memoria  condivisa della comunità, cittadina e artistica, per altri la scoperta delle radici profonde del Festival di oggi e di domani. Il percorso espositivo, nell’allestimento progettato da Maurizio Agostinetto e da Thea Dellavalle, suggerisce nell’andamento curvilineo questa sensazione di continuità, la sensazione che il cammino da fare sia ancora lungo. La mostra verrà inaugurata venerdì 28 giugno, alle 18.30, nella Sala delle Colonne (palazzo del Collegio).