Un’emozionatissima Federica Manzon, autrice di “Di fama e di sventura” si è aggiudicata ieri i 10 mila euro del Premio Asti d’Appello.
“Non me lo aspettavo di certo – ha commentato la giovane scrittrice -, a fianco di colleghi così illustri”.

“Il romanzo colpisce per la capacità di descrivere situazioni e personaggi come nella grande  tradizione narrativa del 900”: così i giudici hanno motivato la scelta.

La cerimonia è iniziata con un discorso introduttivo di Piero Ghia, presidente dell’Associazione del Premio Asti d’Appello, seguita dalla premiazione come “Maestro del Premio” assegnata a Ferdinando Camon in forma di una medaglia d’oro cui è seguita una splendida lectio magistralis dello stesso.

Emblematica la chiusura del suo discorso: “E questo è l’ultimo insegnamento della scrittura: quel che scrivi è più grande di te, scrivendo t’innalzi.”

Il giornalista e scrittore Massimo Cotto nel ruolo di presentatore ha dato l’ennesima prova di una grande serietà professionale impreziosita dalla sua personalissima verve e ironia.

Ricordiamo  quali erano gli altri candidati: dal Viareggio-Repaci Gianfranco Calligarich con Privati abissi ed. Fazi e Lia Tosi con Il signor Inane pubblicato da Mauro Pagliai. Ancora Ernesto Ferrero con Disegnare il vento (Einaudi), Bruno Arpaia (Guanda) con l’ultimo lavoro intitolato L’energia del vuoto dallo Strega. Donatella Di Pietrantonio con Mia madre è un fiume, pubblicato dalla Elliot. Ed i primi a candidare la propria partecipazione dal premio Bagutta: Paolo Rumiz con La cotogna di Istanbul. Ballata per due uomini e una donna, edito dalla Feltrinelli e Lapponi e criceti di Nicoletta Vallorani, Edizioni Ambiente. Assente Marina Pia Ammirati.

Un’assenza anche tra i giudici, quella di Carlo Nordio (magistrato della Procura di Venezia).

Presenti gli altri giudici annunciati che si sono espressi dopo l’arringa degli scrittori:  Paolo Borgna (magistrato della Procura di Torino), Carlo Federico Grosso (avvocato penalista e docente universitario, già vicepresidente del CSM), Mario Barbuto (presidente della Corte d’Appello a Torino), Carlo Nordio (magistrato della Procura di Venezia), Luciano Violante (docente universitario, già magistrato, deputato e presidente della Commissione Antimafia), Giorgio Vìtari (Procuratore della Repubblica  di Asti).

Un severo (e fin troppo generoso nei bis) Ramin Bahrami, ha deliziato gli amanti della musica con eccelse esecuzioni al pianoforte nell’attesa del pubblico verdetto.

Il Barolo Chinato Cocchi, una tra le icone più rappresentative della città di Asti è stato offerto in dono agli scrittori partecipanti e ai giudici.

L’iniziativa si avvale del sostegno della Regione Piemonte, della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.