Martedì  28 febbraio alle 21 al Teatro Alfieri di Asti, Parole d’Artista, VI stagione in residenza del Teatro di Dioniso, prosegue con La bottega del caffé. Una storia di intrighi e veleni, di Luca Scarlini, da La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni, interpretato da Elia Schilton, Beppe Rosso, Riccardo Lombardo, Cinzia Spanò, Paolo Giangrasso, Ornella Balestra, regia di Beppe Rosso, coreografie di Ornella Balestra, scene di Paolo Baroni, luci di Cristian Zucaro, produzione ACTI Teatri Indipendenti e Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Residenza Multidisciplinare di Rivoli.
Una scrittura nuova, che, senza tradire la scansione, i temi e le “battute” micidiali del testo originale, parli la lingua di un oggi sfuggente ed eccessivamente mediatico. Una rilettura con testo di Luca Scarlini e regia di Beppe Rosso che dichiarano: «Gli intrighi e le vicende del testo sono, senza forzature o ricerche di eccessive collimazioni con la contemporaneità, quelle del gossip che oggi impera, tutto schiacciando e distruggendo. Don Marzio davvero è l’antesignano dei mille cronisti di gossip, che stabiliscono un proprio potere su una quantità di persone prese di mira con rivelazioni più o meno scottanti, in un gioco perverso. Eppure allo stesso tempo, egli è anche vittima di un mondo regolato da un meccanismo di sfruttamento economico selvaggio, straniero (napoletano a Venezia), in un ambiente di cui cerca disperatamente di comprendere le regole, che gli sfuggono senza rimedio.  Un mondo torbido in cui ognuno è alla ricerca affannosa del proprio tornaconto e dove su tutto domina l’azzardo come regola di vita. Nel testo il denaro ha un peso schiacciante su tutti i personaggi ed anche Ridolfo, “onesto caffettiere”, portavoce di una morale ricattatoria, gioca una partita per la supremazia sul suo ambiente. I ruoli femminili, apparentemente deboli, rivelano invece alla fine una concretezza estrema, quasi “salvifica”, in contrasto con i ruoli maschili dediti unicamente all’economia o alla cieca pulsione dei sensi. Il gioco d’azzardo è infine la metafora principale: tra un caffè ed un altro, si gioca il destino di una serie di personaggi che disperatamente cercano una propria autenticità, non riuscendo a togliersi di dosso le incrostazioni di un vivere sociale che si basa soprattutto sul controllo, occhiuto, di tutti contro tutti, in bilico tra farsa e tragedia».