Quali sono i diritti e i doveri che i detenuti sentono propri nella realtà di Quarto in cui vivono?

La risposta è in un libretto realizzato nell’ambito del progetto “Viaggio intorno alla mia stanza” ideato dall’Associazione Comunica con il sostegno della Casa Circondariale e della Provincia (Assessorato alle Politiche Sociali). I detenuti hanno prima letto la Costituzione e poi l’hanno riscritta a modo loro; così hanno fatto anche le due classi terze della scuola media “E. Montale” di Neive (Cuneo). Il lavoro a distanza (avviato nei mesi scorsi in coincidenza con “Ottobre, piovono libri”, campagna nazionale per la promozione della lettura) ha portato alla stesura di due distinte Carte dei diritti e dei doveri: quella dei detenuti racchiusa ora in una piccola pubblicazione, corredata di fotografie, quella degli alunni sintetizzata in un cd.

La parte dei diritti si apre, per i carcerati, pensando a momenti di intimità con i figli (“Sarebbe bello poterli incontrare in uno spazio attrezzato con giochi e giocattoli per dimenticare il posto in cui si è”) e con la propria compagna (“Il sogno che ritorna è un tempo dedicato all’affettuosità”). I detenuti chiedono colloqui più frequenti per non perdere il contatto con il mondo esterno, corsi agli stranieri per imparare l’italiano (“essere padroni della lingua significa sentirsi meno soli in mezzo agli altri”), maggiori possibilità di lavorare dentro al carcere (“imparare a fare qualcosa sarà il lasciapassare per un futuro diverso fuori da qui”).

Tra gli altri diritti, maggiori spazi per “soddisfare il bisogno di praticare la nostra religione, qualunque essa sia, in uno spazio appositamente dedicato”, fare musica o sport.

La parte dei doveri si apre con l’impegno a “rispettare noi stessi e coloro che ci stanno intorno”, “aiutare gli altri e non voltarsi dall’altra parte pensando che così è più comodo”, osservare i regolamenti e “avere cura della cella come se fosse la nostra casa, in modo da lasciarla pulita a chi verrà dopo di noi”.

Obbligatorio “essere consapevoli di aver procurato dolore a qualcuno”, “essere grati alla famiglia, o agli amici che non ci hanno abbandonato e che, per raggiungerci qui, si sottopongono a sacrifici e fatiche”, ma anche non perdere la speranza, saper guardare oltre il presente. In una sola frase, accompagnata da una fotografia con la scritta “si va avanti”:  “essere padroni della nostra vita, rivisitare gli errori pensando che può esserci un futuro diverso”.