varlottaAnche un “architetto dell’immagine”, come Giuseppe Varlotta, abituato a creare inquadrature e confrontarsi con la settima arte, non può negare il fascino di un universo parallelo come quello televisivo. Il regista astigiano di “Nanà” e “Zoè” in questi giorni è a Roma, per lavorare in cabina di regia alla trasmissione di culto “Il Grande Fratello”, la cui casa è stata creata proprio all’interno della casa del cinema: Cinecittà. A esser precisi, bisognerebbe dire ricreata, perché nel dicembre scorso un terribile incendio aveva completamente distrutto quello che era il set da oltre dieci anni. Ora la casa copre 600 metri quadri, più 150 di giardino (in tutto, compresa l’area tecnica, si arriva a 1.500). “Posso assicurare – ha detto Varlotta – che il vero programma, come spesso succede, è il dietro le quinte, anche perché è una macchina che va in onda ventiquattro ore  su ventiquattro. Lavoriamo su un centinaio di telecamere, di cui 60-70 in controllo remoto e una ventina utilizzate da operatori nascosti”. Il programma è iniziato proprio questa settimana, con la trasmissione e gli aggiornamenti su Canale 5 e con la diretta continuata sulle reti Mediaset premium. Andrà avanti fino al 27 maggio, dunque un lavoro stagionale, ma assai intenso: “Per un regista è un’esperienza rara e singolare, utile per capire bene cos’è realmente il Grande Fratello”. Per Varlotta si tratta comunque di un ritorno non solo televisivo, ma anche ricco di ricordi cinematografici, dal momento che era stato assistente di “Reality”, diretto da Matteo Garrone. Vincitore nel 2012 del grand prix al festival di Cannes è un’opera davvero interessante e ricca di metafore sulla società odierna. Il GF è proprio al centro del film, che racconta la storia di un pescivendolo ossessionato dall’idea di partecipare al famoso show. Un’ossessione, a quanto pare, che coinvolge molti altri italiani. U. F.