Diventerà presto un libro, edito dal Mulino, la ricerca sulle stragi naziste e fasciste in Italia tra il 1943 e il 1945: se si contano ad uno ad uno, sono 5626 episodi per circa 24 mila vittime tra civili e partigiani inermi, fucilati o giustiziati sommariamente dopo la cattura. La banca dati (www.straginazifasciste.it) è frutto di tre anni di lavoro condotto da novanta studiosi degli Istituti storici della Resistenza, tra cui Nicoletta Fasano e Mario Renosio, estensori di nuove pagine buie su quanto accadde nell’Astigiano e nel Sud Piemonte. Una tragica ricostruzione di rastrellamenti e deportazioni, ma anche di intimidazioni, violenze e ruberie sulla popolazione, da punire per l’aiuto (o connivenza) dato ai partigiani. Hanno preso nuovamente a sanguinare le ferite degli annonesi quando sabato scorso, alla presentazione dell’ “Atlante delle stragi naziste e fasciste 1943-1945” il direttore dell’Israt Renosio ha ripercorso, con i documenti conservati nell’Archivio nazionale del Comando dei carabinieri, i saccheggi delle case del paese depredate dalle brigate nere o dai tedeschi in ritirata: lasciandosi dietro il terrore, se ne andarono portando via un orologio d’oro, vestiti e lenzuola, qualche chilo di lardo, biciclette. I proprietari di quelle cose erano persone, vissute ancora poco tempo fa, che il pubblico intervenuto nel salone comunale conosceva bene: perciò lo sdegno è stato ancora più forte. La serata è stata organizzata da Comune e Israt per commemorare la Giornata della memoria. Anche la strage di frazione Calcini, a Refrancore, in molti la ricordano bene: tre partigiani fucilati per un tedesco ammazzato e diciassette case – un’intera borgata – incendiata e distrutta. Era il 17 settembre 1944. Se gli episodi fanno impressione, i numeri non sono da meno: in Piemonte, una delle regioni più colpite dalla violenza nazifascista, le vittime furono 2872, con una media di cinque persone coinvolte per ognuno dei 567 episodi censiti. Come per tutte le 5626 stragi documentate dall’Atlante, anche le 45 dell’Astigiano sono ricostruite con esattezza: data, luogo, elenco delle 84 vittime, reparti responsabili, ufficiali che li comandavano laddove è stato possibile accertarlo. Si sa già che il numero sarà da ritoccare: “Ci sono due episodi non censiti dalle carte studiate” la conferma di Renosio, che ha tenuto a sottolineare: “Chi pensa che la Repubblica Sociale Italiana sia stato un elemento ammortizzatore delle violenze tedesche è smentito dai fatti e dalla documentazione storica: i fascisti sono stati corresponsabili di molte esecuzioni e protagonisti di tanti saccheggi e ruberie. Soltanto nel Basso Piemonte agirono insieme ai tedeschi in 82 dei 125 episodi censiti, che costarono la vita a 616 persone”. “I reparti fascisti, spesso in contrapposizione tra loro – ha confermato Nicoletta Fasano – venivano utilizzati dai tedeschi, impegnati nelle manovre militari, nelle azioni violente sul territorio contro i civili: come la Divisione San Marco, che operò nel Sud Astigiano”.  La ricercatrice ha poi illustrato il lavoro svolto dalle Corti d’Assise straordinarie per i processi, celebrati tra il 1945 e il 1947, che non portarono giustizia: “Delle 203 condanne a morte pronunciate in Piemonte solo 18 furono eseguite, tutte le altre amnistiate. Ad Asti le sentenze furono 15, solo 5 attuate”. Destinato a offrire nuovi spunti di ricerca anche sul nostro territorio, l’Atlante, che oltre ai documenti comprende foto e video, è nato dopo l’insediamento, nel 2009, di una commissione storica italo-tedesca con lo scopo di elaborare un’analisi critica della storia dei rapporti tra Italia fascista e Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Obiettivo: contribuire alla creazione di una nuova cultura della memoria. “La Germania sta facendo i conti sul proprio passato: peccato – l’amara conclusione di Fasano – che il Governo italiano abbia rinunciato a sostenere la ricerca”.