Avrebbe dovuto tornare a Palermo con Giovanni Falcone, invece Giuseppe Ayala quel 22 maggio 1992 scelse di restare a Roma. Ebbe salva la vita, ma perse l’amico, morto nell’attentato di Capaci, e due mesi dopo fu il primo a vedere, in via D’Amelio, i resti carbonizzati di Paolo Borsellino, anch’egli vittima della mafia.
Ayala, Falcone, Borsellino: un legame oltre la vita. Lo racconta il libro “Chi ha paura muore ogni giorno” che Giuseppe Ayala, che ne è l’autore, presenterà sabato 2 ottobre ad Asti in apertura della rassegna “I mesi del giallo”. L’appuntamento è per le 18 all’Auditorium di Palazzo del Collegio (ingresso libero). Conduce Maurizio La Matina, avvocato, vissuto a Palermo proprio nell’estate 1992 che segnò la morte dei due magistrati antimafia.
Giuseppe Ayala ha fatto parte, per tutta la sua durata, del pool antimafia di Palermo e ha rappresentato l’accusa nel primo maxiprocesso. Deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000, è rientrato in magistratura nel 2006: attualmente è consigliere alla Corte d’Appello di L’Aquila.
Il titolo del libro (Mondadori) che presenterà ad Asti, riprende una frase di Paolo Borsellino: “E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Capaci e di via d’Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell’antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un’onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto.
Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l’indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli.
In “Chi ha paura muore ogni giorno” per la prima volta Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che nel libro ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, i ritardi e le complicità dello Stato, le colpe e i silenzi di una Sicilia e di un’Italia che, forse, non sono abbastanza cambiate da allora.
Domenica 3 ottobre altro appuntamento con “I mesi del giallo”, promossa dall’Associazione culturale Comunica insieme ai Comuni di Asti, Costigliole, Isola, Comunità Collinare Val Rilate, Provincia, Biblioteca Astense, Israt, Fondazione CRT, Banca d’Alba, Casa del Popolo, Associazione di protezione civile “Città di Asti” guidati da Oscar Ferraris.  
L’Assessorato ai Lavori Pubblici e Patrimonio del Comune aprirà, per la prima volta al pubblico, il rifugio antiaereo situato nei sotterranei di Palazzo Ottolenghi e costruito nel 1943 per essere utilizzato dal personale della prefettura. Omologato per 50 persone, era uno dei tanti ricoveri antiaerei di cui era dotata Asti in tempo di guerra. Il Comune lo ha “riscoperto” di recente in occasione dei lavori di risistemazione di Palazzo Ottoleghi e grazie alla disponibilità dell’assessore Angela Quaglia lo farà scoprire agli appassionati de “I mesi del giallo”.
La visita al rifugio, composto da due locali intercomunicanti e da due cunicoli, uno di accesso e l’altro di uscita, verrà preceduta da una conversazione della ricercatrice storica Nicoletta Fasano (Israt) su Asti ai tempi della guerra, con racconti sulla vita quotidiana, le norme di comportamento durante i bombardamenti (il primo è datato 17 luglio 1944), il ruolo delle istituzioni. L’architetto Roberto Nivolo, che sta curando i lavori di recupero di Palazzo Ottoleghi, si soffermerà sui rifugi antiaerei in città e guiderà la visita nei sotterrai dello storico edificio.  
Indispensabile, per l’organizzazione della serata, l’apporto dei volontari dell’Associazione di protezione civile “Città di Asti” guidati da Oscar Ferraris.
La visita al rifugio sarà limitata a 100 persone. La prenotazione è obbligatoria: telefonare fino a venerdì alle ore 14 allo 0141.399243/0141.399288, successivamente al 338.6678565.