TORINO – Gli occhi orientaleggianti, la mise parigina, quell’accento esotico nel ricercato italiano, lo sguardo rivolto alla libreria più lunga del mondo, ed un urlo: “Bevete cacao Van Houten!”. E’ il grido di un uomo prima di essere giustiziato, affinché una ditta possa realizzare il suo ultimo desiderio in cambio di una morbosa ma formidabile pubblicità: un episodio spietatamente ironico che ha dato il titolo all’ultima opera di una scrittrice misteriosa, delicata, dalle emozioni viscerali, caratteristiche che accomunano le donne albanesi. Donne dilaniate dalle tradizioni che le imprigionano sotto il nome di “ciò che è giusto”, dalla divorante bramosia di evadere, dal desiderio d’amore e di realizzazione dei propri sogni per sè stesse e per i propri figli: questi sono i personaggi principali della nuova raccolta di racconti di Ornela Vorpsi per Einaudi, “Bevete cacao Van Houten”.

Quattordici racconti intensi, quattordici modi di raccontare l’Albania, un paese dal temperamento passionale, sanguigno, caldo, crudele, ma pur sempre patria, amata con nostalgia ed ardore. Questo è stato l’argomento di un incontro con la scrittrice tra lo scroscio della pioggia, la luce fioca dei lampioni di piazza San Carlo, l’odore di carta delle bancarelle che si estendevano per l’intera via Roma, nella quarta edizione di “Portici di carta” a Torino. Meritevole ospite di questa iniziativa è Ornela Vorpsi, tra i 35 migliori scrittori europei secondo l’antologia Best European Fiction, grazie alle sue pubblicazioni “Il paese dove non si muore mai”, “La mano che non mordi” per Einaudi e “Vetri rosa” per Nottetempo, che hanno ottenuto cospicui riconoscimenti prestigiosi come il Premio Grinzane Cavour e il Premio Viareggio Culture europee. Nata per le arti plastiche e la pittura, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Tirana e l’Accademia di Brera a Milano, per poi definitivamente stabilirsi a Parigi, dove ha scritto il suo primo racconto, contenuto nella raccolta presentata lo scorso sabato. Scrive sempre e curiosamente in lingua italiana, ma viene tradotta oggi in quindici Paesi.

Alla domanda “Chi è una donna nata a Tirana, che vive a Parigi e scrive in italiano?”, risponde che l’identità non è da ricercarsi nei confini di uno Stato, ma nella sua etica, nella sua bellezza in senso lato, nella sua appartenenza al mondo.

Ornella Darova