Ad aprire il Pavese Festival 2013, giovedì 11 luglio, la performance di Federico Sirianni che presenta in concerto, in collaborazione con il Gnu Quartet, il suo ultimo lavoro discografico, quel “Nella prossima vita” accolto con pieno favore della critica. Il cantautore genovese trapiantato a Torino, nel ripercorrere le dodici tracce del nuovo disco scritto a dieci mani, presenta con ciascuna di esse come il capitolo di un’autobiografia, un percorso intimo attraverso cui raccontare non solo i suoi primi 40 anni di vita, ma dove lasciar affiorare anche quella “prossima” vita al di là dell’imperfezione e delle imperfezioni di questa esistenza. Come canta il testo che dà il titolo alla raccolta, quasi una dichiarazione d’intenti, la “prossima vita” resta uno spazio in cui immaginare di poter essere migliori, un orizzonte di possibilità che allarga il limite, e i confini angusti, degli anni. La collaborazione musicale con i Gnu Quartet, tre archi e un flauto, già affermatisi con gli arrangiamenti per Gino Paoli, i Subsonica, i Negramaro, accompagna ed espande l’energia e la forza dei testi di Sirianni, permettendogli un disco nuovo, un’apertura musicale che prima non c’era. All’interno delle tematiche cui si nutre l’edizione 2013 del Pavese Festival, “Quello che cerco l’ho nel cuore, come te”, il lavoro di Sirianni entra in fecondo dialogo, nella prospettiva di una ricerca delle costanti sempre operanti nell’uomo: le sue radici, i suoi miti, l’appartenenza ad un’identità sempre messa in discussione. La vita “prossima” di cui ama palarci l’autore non si nutre di fantasticherie ma trova già nelle inquietudini del presente, e nelle pieghe di una realtà difficile, dura, la linfa per pensare e immaginare un percorso diverso, alternativo, “altro”. Vincitore di molteplici premi, tra cui il Premio della Critica al Festival di Musicultura di Recanati, esponente musicale a livello europeo di Genova Città della Cultura nel 2004, autore e interprete di spettacoli che attraversano i palchi di tutta l’Italia, il cantautore, la sua scelta raffinata di un lessico aulico e prosastico insieme, un sound ricercato, dall’ispirazione blues, spiritual, con l’apporto rock del tutto originale e atipico del quartetto musicale, riesce a donare allo scenario musicale nazionale prospettive nuove, intelligenti, apprezzate ed apprezzabili, dove i suoni e le parole contano i passi di un profondo itinerario esistenziale. L’appuntamento è alle 21,30 nella piazza Confraternita a Santo Stefano Belbo (in caso di maltempo: Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo). Il programma musicale del Pavese Festival 2013 continua, sabato 13 luglio, con un nuovo, originale, sodalizio: l’Enrico Eurion Ensamble incontra i Deep Blues, le sonorità celtiche si armonizzano, inaspettatamente, con i ritmi vibranti di una musica che nasce in America e si nutre della sua madrepatria, l’Africa. Il progetto nasce a Roma nell’estate 2012, e viene modellato appositamente per il Pavese Festival 2013: la riflessione attorno al tema del Mito, nei 26 brevi “Dialoghi con Leucò”, trova in questo incontro musicale un suo approfondimento, un nutrimento nuovo. L’immaginario mitico di atmosfere irlandesi e scozzesi, vecchie alcune di mille anni, dialoga con un diverso orizzonte, quello lontano d’oltreoceano, travolgendo lo spettatore con cariche discordanti ma che, piacevolmente, potranno svelare alcune costanti comuni che interessano l’uomo in quanto Uomo, a qualunque latitudine. Enrico Euron, figura tra le più quotate nel panorama europeo dell’Arpa celtica, musicista e compositore, vincitore di svariati riconoscimenti, quest’anno rappresentante ufficiale dell’Italia al prestigioso Rio Harp Festival di Rio de Janeiro, dal 2010 collabora con l‘arpista e vocalist francese Anne-Gaelle Cuif con cui ha scritto il suo decimo disco, Personal Waves, che lo a portato in tournée per tutta Europa. Proprio all’interno del Pavese Festival potremo ascoltarlo in concerto, ricco dell’apporto dei tre musicisti, tra cui la Cuif, con cui collabora nel suo Enrico Euron Ensamble: la sua musica, intervallata dagli aneddoti con cui ama da sempre intrattenersi e dialogare con il suo pubblico, creando un rapporto vibrante tra palco e platea, si trasforma e arricchisce avvalendosi del gusto personale e originale di ciascuno degli artisti che lo accompagnano. Per la prima volta insieme, un ensamble di musica celtica e di quel blues che, per natura, rifugge qualsiasi definizione purista, impastando soul, blues urbano, honky-tonk, sonorità “elettroniche”. I Deep Blues sono tutto questo, tutto insieme. Un progetto speciale che pretende indagare, attraverso la contraddittorietà di fatato e demoniaco, le opposte istanze di cui si nutre il Mito, moderno, antico, lontano, vicino. Perché, come ci indica Pavese, esso è sì multiforme e cangiante, sempre diverso da se stesso, ma anche costante segno d’appartenenza ad un’unica Umanità.