Molta gente questo pomeriggio, giorno dei Santi, ha partecipato alla celebrazione annuale del vescovo Francesco Ravinale, nel cimitero di Asti. Il vescovo si è espresso così nell’omelia. Ripetiamo anche quest’anno la consuetudine di raccoglierci in questo luogo di lutto e di memoria, a ricordare i nostri cari defunti e a raccoglierci nella riflessione sul senso della nostra esistenza. Nel contesto dell’anno della fede ci rendiamo conto che le nostre consuetudini, se vissute in un’ottica di fede, possono acquistare un significato ancora più profondo. In questa luce interpretiamo il nostro convenire intorno alle tombe dei nostri cari: noi siamo qui perché crediamo nella vita eterna. Indubbiamente queste tombe ci ricordano la provvisorietà della vicenda umana: la storia dell’uomo è come l’erba. Al mattino è fresca e rigogliosa. Alla sera avvizzisce e dissecca. Ma la realtà umana va ben oltre la sua vicenda terrena, perché l’uomo è poco meno degli angeli, pensato a immagine di Dio e capace di Dio, realizza la sua dignità e grandezza nella misura in cui si avvicina a Dio. Il salmo responsoriale ci ha ricordato che del Signore è la terra e quanto contiene e impegno profondo di ogni persona umana è salire il monte del Signore. Ecco la generazione che comprende veramente il senso della vita, quella che cerca il volto del Signore. Nella nostra vita abbiamo bisogno di tutto: cibo, salute e benessere; amicizia e vicinanza delle persone che camminano con noi, aiuto e sostegno nelle difficoltà. Ma sarà opportuno ricordarci che abbiamo bisogno di Tutto, di quel Dio che nella vita eterna sarà tutto per tutti. Se lo cerco e Lui mi si dona, raggiungo la mia felicità autentica, senza ombre, per sempre; se lo ignoro e non lo cerco, non si potrà donare a me. E io rimarrò incompleto e infelice, con un bisogno assoluto e insoddisfatto. In questa vita terrena posso cercarlo anche dopo averlo dimenticato, compensare la sua mancanza con altre soddisfazioni palliative. Ma dopo la morte la scelta rimane fissata per sempre, mentre il bisogno insoddisfatto di Dio rimane senza compensazioni. Ora siamo qui a pregare per i nostri defunti, con il desiderio che abbiano ormai trovato in Dio la risposta ai bisogni insopprimibili dell’animo umano. La preghiera per i defunti è grande, ancora una volta, se vissuta come atto di fede: prego perché credo in un Dio, così attento al nostro bisogno di felicità, che ha mandato a condividere la nostra esistenza il suo unico Figlio, che nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente. La certezza di questo amore che ha raggiunto il vertice nel mistero di Cristo, apre il cuore ad un altro atto di fede, che ci riempie di una fiducia rasserenante: Credo la remissione dei peccati. Appare evidente che la preghiera nel pensiero dei defunti coinvolge la nostra fede in tutte le articolazioni e ci lascia in cuore il timore grande di poter condurre una vita che non porta all’eterno, banalizzata dal considerarsi conclusa in se stessa. I nostri cari, finalmente liberi in Dio, ci aiutino a credere in quella vita eterna di cui stanno godendo l’esperienza. Non ci rifugeremo nell’attesa di un mondo che deve ancora venire. Semplicemente cominceremo a donare un valore di eternità alle nostre scelte e alle nostre azioni.