Il tempo natalizio, esattamente dal 29 dicembre al 5 gennaio prossimo, porterà il nostro Vescovo Mons. Francesco Ravinale ed una significativa rappresentanza astigiana in Terra Santa.
Sono giorni molto favorevoli, sia dal punto di vista meteorologico per il clima mite, sia dal punto di vista spirituale per la celebrazione dell’Incarnazione del Signore, sia dal punto di vita sociale ed ecclesiale perché esprimono una visita di pace e di attenzione alle Chiese ed alle significative realtà ivi presenti.
Già una ottantina di astigiani hanno risposto all’invito lanciato durante l’anno dall’Ufficio Viaggi e Pellegrinaggi della Diocesi!
Ora tocca agli indecisi o magari a coloro a cui la proposta non è ancora giunta.
Come la fede, così anche l’invito passa e si concretizza da persona a persona. E invito chi mi legge a non temere di proporre a sé stesso e ad altri questo pellegrinaggio.
Siamo stati -come Ufficio diocesano- in alcune parrocchie per presentare il viaggio e rimaniamo sempre a disposizione per qualunque aspetto vogliate approfondire. Soprattutto mi pare importante sottolineare che il pellegrinaggio in Terra Santa è un dono immenso da cui si traggono grazie e suggestioni incancellabili.
La gioia di avere con noi il nostro Vescovo ci permetterà di gustare la bellezza di essere Chiesa diocesana che incontra la Chiesa madre di Gerusalemme, che professa la sua fede sulle orme di Pietro, che scopre quanta carità, fantasia, capacità di dialogo e rispetto della diversità possano nascere da credenti che hanno profonde.
Soprattutto non dimentichiamo che in questo anno il nostro Vescovo festeggia i 50 anni di Ordinazione Sacerdotale. Accompagnarlo e lasciarci accompagnare da Lui in Terra Santa credo sia un regalo stupendo che facciamo al nostro Vescovo, alla Chiesa locale di Terra Santa ed alla nostra, a noi stessi in primis.

Ingannevoli paure
Quando mi capita di proporre questo cammino, mi sento sempre ripetere la stessa domanda: “Ma è sicuro andare in quei luoghi?”.
Rispondo con franchezza: la Terra Santa è sicura e i pellegrini sono ben accolti da tutti; essi sono il terzo popolo dopo ebrei e palestinesi.
Ben più forte della sicurezza garantita dalle forze di polizia, c’è la consapevolezza presso tutte le componenti etniche e religiose, che i pellegrini sono persone di pace, desiderose di scoprire culture, fedi e luoghi santi che toccano l’anima a chi si avvicina.
Sostare al Muro del Pianto, fermarsi dinanzi alla casa dell’Annunciazione, vedere quei campi e quel lago dove Gesù è passato ed ha predicato apre il cuore allo stupore ed al realismo della fede.
Anche dal punto di vista medico non occorrono vaccinazioni particolari, l’assicurazione sanitaria copre ulteriori evenienze e lo standard garantito dagli hotel è più che eccellente.
In più i pellegrini sono un prezioso sostegno ai cristiani locali perché portano lavoro e danno speranza alle famiglie che hanno scelto di non emigrare.
In Israele oggi vivono 125mila cristiani, 11mila abitano a Gerusalemme, in Palestina appena 40mila. La presenza dei Cristiani di Terra Santa è un dono immenso, perché non con il numero, ma con la forza della testimonianza e pagando di persona hanno garantito nei secoli la presenza e la custodia di luoghi cari a noi tutti.
Infine attraverso i pellegrinaggi si aiuta a garantire la libertà di accesso ai luoghi santi, che per nessun motivo deve essere negata a nessuno. E’ una grande firma per la libertà religiosa e la fratellanza tra gli uomini lì e ovunque nel mondo. E’ preziosissimo andare a pregare là per la pace, per la giustizia e per il perdono proprio dove sono piantate le radici della nostra fede.
In una intervista dello scorso 27 giugno Mons. Pizzaballa ammoniva i giornalisti: “Continuate a parlare di Gerusalemme e della Terra Santa, non solo attraverso la lente del conflitto e delle tensioni ma raccontando le cose belle che ci sono. Venite in Terra Santa”.
I pellegrini astigiani avranno la possibilità di onorare questo invito, soprattutto grazie alle esperte guide bibliche e storiche che accompagneranno l’intera settimana.

Un felice anniversario
Nel 2017 ricorrono gli 800 anni di presenza francescana in Terra Santa. Nel maggio del 1217, infatti, durante il Capitolo di Pentecoste alla Porziuncola di Assisi, il nascente Ordine di Francesco si aprì alla dimensione missionaria e universale decidendo di inviare frati in tutto il mondo come “testimoni di fraternità e di pace”.
Il “metodo di Francesco” è tutt’oggi vincente. I frati, affermava il Santo, devono comportarsi in questi modi: non facciano liti e dispute, siano sudditi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’idea di non fare dispute e liti, in questi 800 anni si è dimostrata insuperabile ed evangelica perché ha significato la capacità di adattarsi all’ambiente multiculturale, multietnico e multi religioso di questa Terra.
Il mettersi a servizio degli altri per amore di Dio ha generato, poi, nella Custodia tutta una serie di attività cresciute in questi otto secoli: scavi e studi di archeologia, scuole di vario genere, case di accoglienza per i pellegrini, opere assistenziali, nuove abitazioni in aiuto alle famiglie più povere, ecc.

Non sono semplici pietre
Dalle pietre dei Luoghi Santi alle pietre vive che sono le comunità cristiane di Terra Santa tutto è legato e intrecciato. Le comunità custodiscono i luoghi e i luoghi rendono viva la memoria.
Non si può parlare di Cristo senza parlare dei Luoghi dove ha vissuto e dove la sua comunità ne custodisce la memoria.
Pellegrinare in Terrasanta significa ripercorrere quelle strade, calpestare quelle pietre, riattraversare quei luoghi dove vissero Gesù, Maria e gli Apostoli.
Significa verificare, toccare letteralmente con mano che il Cristianesimo non è una favola, ma l’esperienza evidente di un Avvenimento iniziato allora e giunto fino a noi.
Qui il Verbo di Dio si è fatto carne.
Qui ci attende.