Domenica 2 dicembre è la prima domenica dell’avvento, in preparazione al Natale. Da oggi parte la rubrica, firmata da don Paolo, un percorso di commento alla Parola di Dio della domenica, destinato soprattutto alle persone malate, che non potendo essere presenti fisicamente alla santa Messa, trovano proprio in questo spazio, un aiuto a parteciparvi spiritualmente. “L’anno liturgico che sta iniziando sarà caratterizzato dalla lettura del vangelo di s. Luca (anno C). Come uno stesso soggetto, ritratto da pittori diversi, è visto e rappresentato da punti di vista e con accentuazioni differenti e complementari, così l’unica persona di Gesù e il suo messaggio ci sono offerti da ciascuno dei quattro evangelisti, pur con una sostanziale concordanza, con una propria evidente originalità, dovuta alla personalità dell’autore umano e alle caratteristiche dei suoi destinatari immediati (cristiani provenienti dall’ebraismo o dal paganesimo). Qual è, allora, l’originalità di Luca nel parlarci della persona e del messaggio di Gesù? “Scriba mansuetidinis Christi”, è definito da Dante il terzo evangelista. È la misericordia il tratto evidenziato con particolare intensità da Luca; assieme al ruolo dello Spirito Santo, alla centralità della preghiera, alla piena valorizzazione dei poveri, all’importanza delle donne (ad iniziare da Maria), al sentimento della gioia. Un episodio sembra esprimere insieme un po’ tutte queste attenzioni di Luca, specie se lo si confronta con il brano parallelo in Matteo: “In quella stessa ora Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, perché hai nascosto queste cose (le cose che contano, i segreti del Regno) ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.»” (Lc 10,21). L’essere piccoli è la condizione per metterci con frutto alla scuola del Padre, attraverso l’insegnamento di Luca. La liturgia dell’Avvento pone dapprima l’attenzione sulla realtà dell’ultima venuta gloriosa di Cristo, alla fine dei tempi, per arrivare, nei giorni che precedono il Natale (ferie maggiori), a mettere al centro la prima venuta di Gesù nell’umiltà della Grotta di Betlemme. Dunque in questa prima domenica, la Parola di Dio ci offre, nelle parole di Gesù e in quelle del profeta Geremia (I lettura), il fondamento di quella verità che proclamiamo nel Credo: “Di nuovo verrà nella gloria, per giudicare i vivi e i morti”. Dopo i grandi sconvolgimenti cosmici, “vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con grande potenza e gloria” (21,27). Nella sua ultima venuta, Gesù realizzerà massimamente il suo essere “segno di contraddizione”, come Luca confida a Maria nell’episodio della presentazione al tempio (2, 34). Ciò che per gli altri uomini è motivo di angoscia e di paura mortale (vv. 25-26), per “voi”, i discepoli di Gesù, è il momento di risollevarsi e alzare il capo (v. 28); mentre per chi ha “il cuore appesantito da dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”, quel giorno sarà come un laccio improvviso (vv. 34-35), per i discepoli, che vegliano in ogni momento pregando (v. 36) e che si comportano in modo da piacere a Dio (II lettura, 1 Ts 4,1), quello sarà il momento, tanto atteso, della liberazione (v. 28). Quali sentimenti e quali decisioni da questo fare memoria, con le nostre comunità ecclesiali, di queste verità della nostra fede? – Anzitutto accogliendo l’invito che più di frequente il Signore rivolge al suo popolo e ai suoi amici: “Non temere”, “Non abbiate paura”. – Poi il desiderio autentico e profondo di vivere lasciandoci guidare dalle parole di Gesù: “Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù” (1 Ts 4,2). – Infine, (ma è l’attenzione più importante!) se non vogliamo che i nostri desideri rimangano niente più di ‘buone intenzioni’, trasformiamoli in preghiera, come ci invita a fare il vangelo di questa domenica, chiedendo l’aiuto del Signore. Preghiamo dunque con la Chiesa: “O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Amen” (orazione colletta)”.