dondomenico pompiliAdriana Marchia, direttore dell’ufficio diocesano Comunicazioni Sociali di Asti, ha partecipato nei giorni scorsi all’incontro con gli altri direttori degli uffici comunicazioni sociali d’Italia che si è svolto a Roma. Di seguito pubblichiamo il suo resoconto. “A cinquant’anni dall’apertura del Vaticano II e nell’Anno della Fede è necessario individuare la rotta e non aver paura del nuovo ordine di rapporti umani che deriva dai linguaggi contemporanei della rete o delle reti, perché il nostro compito è pur sempre quello di garantire alle generazioni future il passaggio dell’autentica dottrina: così esordisce mons. Domenico Pompili direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana alla Due Giorni di studio e di approfondimento organizzato dalla CEI che ha visto riuniti a Roma oltre una sessantina di direttori degli Uffici diocesani per le Comunicazioni Sociali per confrontarsi sui nuovi scenari legati a questo incarico. Il nostro sia un linguaggio comprensibile in perfetta sintonia con la fede, perché l’evangelizzazione è sì opera di Dio, ma missione per la Chiesa. Non si può non ricordare la modernità della comunicazione di Dio (cfr. C.M.Martini-“Effatà” e “Il lembo del mantello”), fatta di silenzio e parola, di pause, di tempo che coinvolgono oggi la persona che comunica, che offre qualcosa, cioè “cum munus”. Comunicazione spesso non verbale, perché usa un linguaggio simbolico già presente nella Bibbia che ritroviamo oggi proprio nel web. Ecco come da “testimoni digitali” ora siamo “abitanti digitali”, per cui i linguaggi, un tempo mezzi, diventano ambiente, atmosfera e la rete va in tre direzioni: dalla trasmissione alla generazione, dove la fede si tramanda nel passaggio da persona a persona, dall’autorità alla testimonianza dialogica, parole cioè che sappiano mettersi in discussione, dall’informazione alla narrazione polifonica (pensiamo al miliardo circolare di persone presenti in Facebook…). Questa è la nostra realtà e opportunamente Benedetto XVI ha intitolato il suo prossimo messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. Il social network è luogo, internet fa parte della nostra vita, il web, da spazio di esperienza deve divenire proposta di progettualità, perché essendo questi luoghi da abitare, hanno porte e spazi e dobbiamo essere noi a dar forma all’ambiente. E’ un vero territorio da attraversare e come tale, ha “porte che sono il simbolo di un guardare oltre in questo spazio per dialogare con i contemporanei.” L’invito di monsignor Pompili è che tale linguaggio divenga più abituale nella trasmissione della fede alla generazione contemporanea, fermo restando l’interrogativo: come tenere insieme le due dimensioni della forma e del deposito della fede? Molto concreto e vivace è stato il confronto tra direttori che, in linea generale, oltre a portare le loro differenti esperienze, hanno richiesto corsi di preparazione per gli operatori della comunicazione, anche decentrati sul territorio nazionale. Nell’intervento del giorno seguente di don Ivan Maffeis, vicedirettore dell’Ufficio nazionale sono emerse alcune linee indicative per una progettazione pastorale coerente, in sintonia con il piano pastorale della Chiesa italiana e in riferimento al Direttorio sulle comunicazioni sociali della CEI del 2004. L’Ufficio diocesano deve offrire un orientamento culturale, attraverso l’accompagnamento educativo che aiuti a star sulla “piazza dei gentili” da credenti. A tal fine è indispensabile l’attività seria, metodica, aggiornata di una Commissione competente che affianchi l’azione dell’Ufficio, luogo di coordinamento e di dialogo. Forte è sentita la necessità di rilanciare i media cattolici, soprattutto ora che diminuiscono le provvidenze erogate dallo Stato e pertanto bisogna fare rete, fare sinergia anche con i media nazionali (Sir, TV2000, RadioInblu, Avvenire, sito nazionale dell’USC, etc). Le Sale della Comunità diventino strutture pastorali del Progetto Culturale per quell’innato collegamento che c’è tra comunicazione e cultura, così come la valorizzazione del patrimonio storico-artistico diocesano passi attraverso una comunicazione più mediale e capillare. A tal proposito il Vicedirettore don Maffeis ricorda che dal 15 novembre l’Ufficio Beni Artistici e Culturali nazionale metterà a disposizione un nuovo portale. Infine è stata sottolineata la necessità di una formazione sistematica per gli operatori animatori pastorali della comunicazione e non solo con il corso dell’ANICEC, così come si auspica che anche nei Seminari e presso gli Istituti di Scienze Religiose cresca l’educazione all’uso dei media. Grande rilievo deve pur sempre avere la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali e la celebrazione della festa di S.Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, occasione quest’ultima di un rinnovato incontro e di fecondo dialogo tra il vescovo e i “comunicatori” per eccellenza. L’atto conclusivo della Due Giorni è stata riservato a S.E. Mons. Claudio Giuliodori presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le Ccomunicazioni Sociali, in cui il Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, ricordando quali sono le nuove frontiere dello scenario comunicativo, ha invitato ad essere coraggiosi nella ricerca della verità nei media. Tre devono essere le coordinate che devono guidare gli Uffici diocesani di comunicazioni sociali: fedeltà, creatività, sinergie. “Fedeltà” al Vangelo e al territorio in un’opera di coordinamento delle attività comunicative e culturali già esistenti. “Creatività” nell’uso più funzionale nell’era mediatica delle sale cinematografiche parrocchiali in sale della comunità, nella ricerca di un rapporto più stretto tra carta stampata e new media, essere cioè sentinelle attente dei nuovi scenari in questo ambiente rinnovato. “Sinergie” innanzitutto con gli altri Uffici di curia, settimanale o giornale o sito diocesano, radio cattoliche, associazioni, gruppi, movimenti, enti, istituzioni del territorio e anche a livello nazionale. Il presule ha concluso ricordando l’impegno particolare della Chiesa in questo ultimo decennio sul versante educativo e come sia necessario attrezzare le nostre comunità ecclesiali attraverso esperienze pratico-metodologiche, ad esempio quelle elaborate dai percorsi in “media education” del MED-Associazione Italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione , fondato da salesiano don Roberto Giannatelli”.