Terzo incontro “nel cortile dei dubbiosi”, domenica scorsa in Biblioteca: il cortile come spazio di ritrovo, in clima di confidenza tra i libri, per segnare, anche simbolicamente, la positiva quanto necessaria convergenza nella ricerca proposta sul grande tema della fede, tra il bisogno di accedere alla cultura e il dialogo aperto in cui gli interlocutori si parlano, ma sanno anche ascoltare, rispettando i punti di vista l’uno dell’altro. Cogliendo i suggerimenti di chi lamentava una scarsa capienza del salone della biblioteca, si è pensato di predisporre il rilancio dell’immagine della sala su un grande schermo posizionato nell’ambiente di biblioteca prossimo all’ingresso, un pizzico di tecnologia per consentire ad un numero più elevato di persone di partecipare all’incontro; l’idea ha funzionato, quasi un invito a considerare gli strumenti della comunicazione come parte integrante degli sviluppi del progetto di dialogo per coinvolgere un numero crescente di partecipanti e così meglio condividere i contenuti proposti. La tavola rotonda, coordinata dal prof. Enrico Cico, ha infatti soddisfatto ampiamente le attese ad iniziare dalla premessa interpretata dal cantastorie Claudio Zanotto Contino, animatore culturale e studioso delle tradizioni, che ha offerto al pubblico un piccolo saggio della rappresentazione teatrale che Luciano Nattino sta ultimando sulla domanda incessante “Dio dove sei?”; interrogativo mai risolto e che gli uomini si trasmettono di generazione in generazione: oggi prepotentemente presente nella fluidità dell’incerto quotidiano dove crisi economica e crisi di valori si sovrappongono facendo scomparire nelle nebbie dell’incertezza ogni riferimento. Se l’introduzione ci ha fatto gustare uno degli aspetti più  vitali del teatro con la sua capacità di contenere una molteplicità  di linguaggi, di storie umane, di esperienze, di singolari scelte esistenziali, di provocazioni che soltanto nel contesto teatrale trovano una propria piena legittimazione e riescono a trasmettere emozioni altrimenti non descrivibili, i relatori hanno proposto un insieme di considerazioni che questa breve cronaca non può contenere e che necessariamente richiederà una sua più puntuale sistemazione. La fede rappresenta un incontro difficile, una ricerca e una risposta ad un “altro” che ci cerca, così come letto nel dubbio continuo di Dino Buzzati, raccontato da Lucia Bellaspiga, giornalista, per cui «tutta la realtà, la vita stessa, gli oggetti erano segnali dell’altrove, erano una porta che un giorno avrebbe potuto aprirsi», un’ostinata ricerca, un continuo dialogo con l’«Oltre» percepito, pre-sentito come una dimensione ineffabile ma reale, non estranea alla vita di tutti i giorni; una ricerca di un Dio che bussa al cuore di ogni uomo, che gli parla e che gli sussurra dolcemente, riprendendo il pensiero di Pascal,  “consolati, tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”. Un simile Dio non è sensibile alla ragione, ma al cuore e su questo riflesso poetico si è inserito Claudio Bernardi, docente di “riti, miti e simboli delle organizzazioni”, ha proposto, con una serie di immagini proprie delle sua esperienza di studioso delle relazioni interpersonali in cui i rapporti sono scanditi da contrasti e contrapposizioni, il senso della rivelazione cristiana: il superamento della violenza e dei conflitti tra individui e comunità, uomo e cosmo, eternità e tempo; Il cristianesimo non è un progetto di fuga dal mondo né di opposizione al mondo di qua o al mondo di là, ma di conciliazione che trova nel donare senza chiedere nulla in contropartita il grande capitale rivoluzionario per una provocazione per il presente. Un quotidiano in cui forze negative contrastano con l’esigenza di questa novità in cui il bisogno o la sete di giustizia sono elementi primari anche nella ricerca di Dio; Nando Dalla Chiesa, docente di “sociologia della criminologia organizzata”, ha ricordato il brano del vangelo di Matteo: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33) per focalizzare l’attenzione sull’idea e sull’esigenza morale di giustizia nell’ambito dell’esperienza umana da cui far scaturire nuovi orizzonti di convivenza e di sviluppo, necessità da non eludere nel presente ad iniziare dalla lotta alla mafia in ogni sua espressione ritrovando nella frase conclusiva dell’omelia del Card. Pappalardo alla celebrazione dei funerali del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa gli elementi per continuare incessantemente una ricerca: ”Ecco anche la grande nostra intima e silenziosa attesa della fede… capaci tutti di ripetere al Signore, anche se con l’ultimo straziante grido di chi muore su una croce: Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno… ed aspettare la sua immancabile risposta”. Michelino Musso