Un tavolo di riflessione allargato idealmente all’intera Diocesi: così domenica, in un’affollatissima Biblioteca Astense, si è svolto il primo dei tre appuntamenti che, di qui alla prossima primavera, articoleranno il “Cortile dei dubbiosi”. Un tentativo di dialogo e di confronto tra credenti e non credenti organizzato dall’équipe del Progetto Culturale della Diocesi di Asti – nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II – attorno a un grande, ed evidentemente sentito, tema: “Dio, dove sei?”. C’è stato spazio per ragionamenti, racconti personali, condivisione, qualche indovinello, le citazioni colte e persino per la commozione tra il pubblico, in un ideale cortile, luogo di incontro, piattaforma di ricerca. Il confronto, insieme al materiale che sarà prodotto nelle prossime tavole rotonde, fornirà gli spunti per la drammaturgia di Luciano Nattino dal titolo “Dio e la manutenzione dell’asina”: il pellegrinaggio del cantastorie Claudio Zanotto Contino, insieme all’asina Geraldina, lungo la Via Francigena verso Roma. LUCIANO NATTINO – Proprio i pensieri di Luciano Nattino, letti da Patrizia Camatel, hanno aperto l’incontro. “Non ho la fede in Dio dei miei amici cattolici – ha scritto il regista -. Non sono neanche ateo, o agnostico. La parola che più mi rappresenta è “cercante”, “camminatore di domande”. Non è una condizione comoda e serena. Mi sento spaesato. Spesso invidio chi ha l’àncora di una certezza, ma preferisco i cammini incerti e i sentieri sfuggenti”. “Mi é sempre piaciuto ascoltare – ha raccontato ancora Nattino -. “Le orecchie sono cisterne in cui raccogliere l’acqua piovana delle storie” dice Erri De Luca. E per molto tempo sono stato in ascolto cercando una parola che arrivasse dall’alto, una risposta. Dio dove sei? Il mio Dio si é rivelato in tanti uomini che avevano bisogno di me, e io di loro. Mi ha salvato il teatro, che è interrogazione pura. La ricerca di questo Dio sconosciuto è riapparsa nel tempo: in questo diario teatrale propongo alcuni dubbi e domande sul Dio absconditus”. Alcune domande, per quanto apparentemente assurde, come in Aspettando Godot restano aperte e continuano ad attendere un Dio. “L’eternità secondo te cos’è?” chiede il cantastorie all’asina Geraldina, che abbassa le orecchie: alcune domande sono difficili anche per lei. “Quando inizia la vita asinina – domanda invece Geraldina -: quando le intenzioni dei genitori asini si concretizzano in una prima, piccola cellula o più tardi? E quando finisce questa vita asinina? Perché il Dio degli asini non si fa vedere? La sua invisibilità è segno del suo mistero?”. DOMENICO QUIRICO – Al tavolo dei relatori, moderato da Enrico Cico, il giornalista Domenico Quirico ha portato la sua testimonianza di viaggiatore. “Oggi la sola differenza possibile tra gli esseri umani, dal mio punto di vista, riguarda i sofferenti e i non sofferenti. Chi vive la sofferenza e chi la guarda. Il mio mestiere è quello di raccontare la sofferenza per innescare il meccanismo della compassione, della pietà. Ma nelle parti del mondo in cui vado io, il dubbio non esiste. C’è una convinzione tumultuosa, aggressiva della presenza di Dio. Il rito non è rito ma quotidianità. Partecipate a una preghiera del venerdì nel mondo islamico, in moschee prestigiose o in piccole moschee di sassi e fango: ascoltate e assorbite quell’enorme potenza vitale che in occidente non esiste più. Dio è andato va dall’occidente. Ma io attraverso zone del mondo in cui Dio c’è ancora, e alle invocazioni non risponde il silenzio. L’Islam è totalitario e vuole conquistare e vincere: ma non è forse questo il senso delle religioni? Se manca questo senso, Dio parla ancora o si cade in una sorta di goffo panteismo in cui tutte le fedi si equivalgono? Nel Mali ho visto un Islam un po’ eretico, impastato di animismo africano, città rumorose con grandi mercati attorno alle moschee: eppure il silenzio che cade nel momento della preghiera è impressionante, una bolla enorme che si allarga e si dirama tra le vie, i vicoli. Dove vedo questo in occidente? Io racconto i luoghi in cui Dio c’è e vive”. MARIA LETIZIA VIARENGO – “Sono cresciuta con “Dio è morto”, la canzone di Guccini, nelle orecchie. Poi invece, con il mio lavoro ho scoperto che Dio è vivo e vegeto, in ottima salute, solo ha deciso di rivelarsi in forme diverse da quelle tradizionali”: così ha esordito Maria Letizia Viarengo, ricercatrice sui temi della religione e religiosità che da diversi anni si occupa di religioni orientali. “Neo buddismo, neo induismo, Scientology, Damanhur: durante i miei studi ho incontrato persone, non fedi. E sono scaturite discussioni. Si é davvero camminatori di domande quando questa discussione è animata dalla dignità del dubbio. Il motto episcopale del cardinal Martini è stato “Pro veritate adversa diligere” Io credo in un dubbio giusto, corretto, fiducioso dell’altro. Ho scoperto che Dio è ovunque e me lo hanno mostrato gli altri”. EMILIO VARNI – “Sono vecchio medico comunista, ma cattolico credente e praticante” ha detto Emilio Varni. “Nella mia immensa presunzione, devo riconoscere che, da tanti anni, non ho dubbi. Gesù l’ho cercato da giovane, quando non ero esperto e maturo, ma  lamia ricerca è finita presto perché ho scoperto che Dio non deve palesarsi a me, che sono una persona in perfetto equilibrio psicofisico, bensì a quanti provano patimenti infiniti. Dio si deve palesare a loro, e spero lo faccia. Ho girato l’Africa in lungo e in largo, per anni. Ho visto la malattia, il genocidio, la totale assenza di certezze. E so che Dio è lì, deve esserci e sono sicuro che ci sia”. DONATELLA GNETTI – “Per la mia formazione e i miei studi analizzo i problemi attraverso le categorie della storia – ha affermato Donatella Gnetti -. Così mi sono chiesta perché porsi oggi questo interrogativo, sospesi come siamo tra crisi globali e apocalissi prossime venture. L’uomo si pone questa domanda, “Dio dove sei?”, soprattutto quando sta male e nella disperazione. Per noi è la domanda di primo Levi, la domanda di Auschwitz. Auschwitz  è stato un abisso. Ma in passato ci sono stati crimini qualitativamente di pari livello. I primi crociati 1099 a Gerusalemme. Simone di Monforte contro gli Albigesi. Forse “Dio dove sei?” se lo saranno chiesti Giordano Bruno a Campo de Fiori, le streghe sul rogo, gli Ugonotti. Ogni volta che si è consumata la violenza dell’uomo sull’uomo. Ma oggi non abbiamo più alibi dell’ignoranza, siamo in una società globalizzata”. Quella che Donatella Gnetti propone è “una confusa risposta di un camminatore di domande”: “Dio esiste nella libertà e dignità di ogni essere vivente, che è forse la lezione del Concilio Vaticano II. E in questa ottica “Sia lode al dubbio”, come dice Brecht, perché dubitare è pensare anche alla luce di tutte le cose terribili che la storia ci riversa addosso ed è l’unico atteggiamento veramente umano che ci compete”. MASSIMO COTTO – “Il cortile è un luogo magico dell’infanzia dove tutto accadeva, luogo di protezione e aggregazione – ha concluso Massimo Cotto -. Mi interrogo spesso su Dio, e quando provo a farlo parto dalla doppia domanda di Gesualdo Bufalino: “Se Dio esiste chi é? Se Dio non esiste chi siamo?”. Dio è per prima cosa relazione, basti pensare a mistero trinitario. In questo continuo dialogo su Dio, credere significa credere per fede. Io penso che Dio esista, anche se so che impossibile convincere un ateo o un agnostico. E so che la domande su Dio non avrà mai risposta: come l’arte, che crea domande ma non dà risposte, e il nostro compito è semplicemente continuare a cercare”. “Sono cresciuto in un’impronta salesiana, l’oratorio del don Bosco ha rappresentato la grande formazione della mia vita e mi commuovo ancora  ricordando i personaggi che lo popolavano. Essere lì a giocare a calcio, pallacanestro, pallabase, durante gli eterni tornei di ping pong o calcio balilla dava un senso di appartenenza. E se cresci convinto di appartenere a qualcosa o a qualcuno, hai il senso della gioia, cosa che al modo europeo di concepire religione ormai manca nonostante in più di 800 versetti del Vangelo si parli di gioia, invece nelle nostre chiese si sentono solo riferimenti alla croce e alle sofferenze. Altrove ho provato un senso profondo di felicità nella religione. In America Latina, ad Harlem, nella Costa d’Avorio. Se Dio è nostro padre spero che sia all’ennesima potenza quello che era il mio: un padre che ti guarda per proteggerti, non per controllarti. Per parte mia, anche se lo faccio, credo che interrogarsi sulla presenza di Dio sia perfettamente inutile. Piuttosto penso che in certi eventi dolorosi, tragici, si soffra di un’amnesia di Dio. Vorrei per esempio essere sicuro di poter rivedere mio padre, i miei nonni, i miei cari che non ci sono più. In qualsiasi forma. Essere sicuro di riconoscerli. Questo è il mio dubbio, non se sia giusta la religione in cui sono cresciuto. Come nella canzone “Tears in heaven”, che a un certo punto dice: “Mi riconosceresti se ti incontrassi in paradiso?”: questo il mio personale dramma, con la d minuscola, e la mia domanda. Molti grandi del mondo della musica a un certo punto della loro esistenza, incapaci di trovare se stessi, hanno provato a entrare in un’altra stanza cercando e avvicinandosi a Dio. Penso che se ne parlerà sempre, senza mai concludere nulla. Ma se uscissimo  di qua con una conclusione, Dio non esisterebbe”. Marianna Natale