-1Si stanno spegnendo i riflettori sull’edizione 2014 della Douja d’Or, fortunata rassegna vinicola che da  anni premia i migliori vini locali e nazionali con visitatori e consensi che aumentano di anno in anno .   Un evento , a mio parere, secondo solo al Vinitaly e che meriterebbe di decollare verso una dimensione   extra territoriale occupando gli spazi meritati anche e soprattutto per l’alta qualità dei vini proposti e per la   storia della viticultura che il nostro territorio rappresenta .  In tutte le esposizioni , in Italia e negli altri paesi d’Europa e del mondo, si fa a gara per riconoscere la   qualità dei vini presentati che vengono poi premiati , così come, qualche volta, anche le etichette . Si   abbinano i vini ai piatti della cucina tradizionale e vengono organizzate mostre e convegni dove, colti e   conosciuti relatori, ci raccontano di tutto un po’.  I paesaggi del vino di Langhe-Roero e Monferrato sono stati da poco inseriti nella World Heritage List   dell’Unesco . Un bellissimo risultato che ci è stato assegnato prima che venisse riconosciuto ad altri non   meno importanti e conosciuti di noi, escludendo quelli italiani ; mi vengono in mente il territorio della   Rioja in Spagna , la Borgogna e lo Champagne in Francia e tanti altri . Un riconoscimento di cui bisogna   essere fieri, ed il merito va a chi ha creduto per primo in questo progetto e a chi lo sta continuando a   sostenere.   Sono invece pochi che hanno saputo raccontare e far conoscere quelli che sono i veri artefici del   successo del vino prodotto nel nostro territorio, oggi conosciuto in tutto il mondo soprattutto per questa   produzione. Probabilmente lo si considera di secondo piano o poco rilevante e questo, a mio avviso, è un   grossissimo errore poiché non ci può essere futuro se non si da adeguato valore alla storia , al passato e   alla cultura del vino . Per questo motivo suggerisco di prendere in considerazione questo aspetto, prima   che lo facciano altri e ci si trovi ,ancora una volta, a rincorrere e a recriminare.  Bisognerebbe dunque calendarizzare un evento che riconosca un premio ai viticoltori Pionieri dell’alta   qualità che lavorano le nostre colline preservandole dall’incuria e rendendole produttive e uniche. La loro   tenacia negli anni ha saputo mantenere integri i loro saperi, che oggi hanno segnato indelebilmente la   storia del nostro vino, buono conosciuto e apprezzato non per il nome che porta , ma perché è prodotto   nelle nostre terre.  Un premio dovuto, a giusto coronamento del riconoscimento UNESCO ottenuto e meritato per chi ha   scelto di coltivare vigneti d’eccellenza senza necessariamente adeguarsi alle regole dell’agricoltura   moderna e alla globalizzazione dei gusti e dei mercati, spesso rinunciando anche ad incrementare i propri   guadagni, imponendo il proprio marchio e la qualità dei vini sui mercati sia nazionali sia internazionali”. Cav. Enrico Alessandro Cavallero – Costigliole