“Gent.mo Direttore,
dieci giorni fa ero seduto tra i banchi del Don Bosco per dare l’ultimo saluto a Nazareno Faletti, un giovane astigiano, Vigile del Fuoco.
Mi è venuta voglia di scriverLe questa lettera ripensando a quelle divise schierate dentro quella chiesa, vedere quegli uomini, alcuni giovanissimi altri meno, con quelle lacrime e stretti a quella bara come solo una vera famiglia sa fare. Otto sacerdoti concelebranti insieme al parroco ed il coro, attraverso i loro canti, hanno contribuito a creare un clima di sentita partecipazione e di unita’.
Quella di Nazareno è la storia di un uomo normale che ha saputo vivere la sua malattia mettendo spesso e volentieri al primo posto chi gli stava vicino. Le persone che fanno grande una città sono queste, quelle che cambiano in meglio una società che scricchiola dando spazio alle cose che contano.
Naza è la famosa foresta che cresce e Le posso garantire che questi esempi sono contagiosi.
D’ora in poi quando mi capitera’ di incontrare una divisa verde scuro o di sentire una sirena, la mia mente andrà a Nazareno e a quella bellissima famiglia che sono i Vigili del Fuoco.
Chi e’ venuto al funerale di Nazareno non e’ tornato a casa a mani vuote; chi quel giorno ha pregato per quel figlio e papà, quel marito, quel collega meraviglioso e’ tornato a casa piu’ ricco dentro, nel profondo”.
Aurelio Grossi