PALIO DI ASTI“Ho letto il programma del Palio di Asti per prepararmi al grande evento che impegna spasmodicamente questa città da un anno, cioè da quando è morto Mamuthones, l’unico ricordo che ho del Palio 2013. La preziosa guida paliesca si apre col saluto del Governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: “Il Palio di Asti, con la sua storia quasi millenaria, è un simbolo per tutto il nostro territorio, un momento di festa viva, partecipata, sentita, capace di attrarre migliaia di turisti, anche stranieri… la città di Asti vive il Palio con il suo volto migliore: i palazzi imbandierati, le feste di via e le cene propiziatorie, il corteo storico con oltre mille figuranti in costume medievale, le iniziative collaterali come il “Palio degli sbandieratori” o il “Mercatino del Palio”, tutti eventi che rafforzano quel senso di comunità e appartenenza che ci fanno sentire orgogliosi delle nostre radici.” Il Governatore Chiamparino parla di “festa viva”: forse si è perso 13 pezzi del palio, uno dei quali l’anno scorso: la morte di 13 cavalli dal 2003 a oggi. Più che “festa viva”, a me pare la rappresentazione della morte, per divertimento, perché certi umani si divertono così. Il Governatore Chiamparino parla del “volto migliore” ma se egli avesse visto Asti nel giorno in cui è morto Mamuthones lo scorso anno, capirebbe al volo le mie parole: era una città desolante, col peggior volto possibile. Pioggia battente, proteste in crescendo da parte di un presidio regolarmente autorizzato, qualcuno fuggiva dall’orrore di ciò che aveva appena visto alla partenza della corsa, qualcuno era parecchio indispettito, non tanto per la morte di Mamuthones, ma per la sospensione provvisoria della corsa… insomma… un bel quadretto della Asti culturale e turistica. E’ interessante che il Governatore Chiamparino parli di “iniziative collaterali” al Palio: ciò mi fa pensare che, parlando di Palio strictu sensu, egli si riferisca alla corsa dei cavalli, come si è soliti fare. Lo sottolineo perché l’anno scorso scrissi una delle mie lettere pubbliche contro questa corsa chiamandola “Palio” e l’Architetto Fabio Lano mi ha prontamente bacchettata rispondendomi  pubblicamente con queste parole “Quando si parla di “Palio” questa semplice parola di cinque lettere viene abbinata solo alla Corsa della domenica pomeriggio: pare logico, quindi, che chi voglia “non approvare una simile iniziativa per la valenza negativa del messaggio”, ritenendola “diseducativa” e “una forma di spettacolo obsoleta” abbia come unico argomento la morte o il ferimento dei cavalli… Chi, come la Sig.ra Paola, crede che il Palio sia solo la corsa della domenica pomeriggio sbaglia irrimediabilmente:”. Ovviamente non ho mai pensato che il Palio si riducesse alla sola corsa di cavalli ma l’Architetto Lano ha fatto bene a precisarlo perché il Palio non è solo sfruttamento di cavalli ma anche storia e cultura: purtroppo anche il Governatore Chiamparino identifica il Palio con la corsa dei cavalli. E’ scritto anche sul programma “.. per Palio, si intende soprattutto la corsa animosa e appassionata che infiamma le terre astesi a settembre” quindi, quando i cattivoni, e magari ignoranti, animalisti si dichiarano contro il Palio, si cerchi di comprendere che intendono essere contrari alla sola corsa dei cavalli, senza tanto mettere i puntini sulle i.  Io stessa ammiro l’impegno di artisti, musici, sbandieratori, tamburini, dame, cavalieri, alfieri, dotti, araldi, giullari: per loro, lavorare in queste iniziative è un diritto e una gratificazione mentre per gli animali è una schiavitù. Il Sindaco di Asti Fabrizio Brignolo, che nella mia memoria emotiva è identificato in colui che, il giorno dopo la morte di Mamuthones esplode di gioia alla fine della famigerata corsa rimandata al giorno dopo, ci regala una perla di saggezza. Riferendosi alla città di Asti, dice: “ Nessuna può sfoggiare una corsa di cavalli purosangue in una pista di grande fascino e resa unica dalle sue tre curve a gomito, che impongono ai fantini coraggio, perizia tecnica e sprezzo del pericolo.” Non mi meraviglia l’esaltazione delle “virtù” dei fantini: peccato che di quelle virtù facciano le spese i cavalli, anche con la morte. Ma forse al Sindaco non importa: oggi muore Mamuthones… domani è un altro giorno… e ce ne siamo accorti dalla sua gioia che sprizzava da tutti i pori l’anno scorso. E’ anche giusto, per  dare un quadro completo dei fantini virtuosi, segnalare le recenti vicende del noto fantino responsabile della morte di Mamuthones http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/asti-rinviato-a-giudizio-il-fantino-che-cavalco-mamuthones.html Proseguendo nella lettura del programma, ho visto che si parla della pista: sabbia ben miscelata, accorgimenti presi in caso di pioggia, “massima sicurezza” e tutte le tutele a carattere tecnico, come a dire che siamo in una botte di ferro ma il punto non è migliorare i ferri del mestiere quando è il mestiere a dovere essere abbandonato. E poi si parla della partenza “Il mossiere… quando giudicherà regolamentare l’allineamento, farà cadere il canapo”. E qualche fantino potrebbe far cadere il cavallo: Bartoletti docet. Ho letto i premi attribuiti ai vincitori e, come se non bastasse lo sfruttamento dei cavalli, anche il gallo ha avuto la sua parte: mettere in premio un animale (al quarto arrivato) è un segno di arretratezza culturale che molti comuni hanno superato, vietando questa pratica anacronistica nel regolamento tutela animali. Ho visto sul programma la foto deprimente del gallo in gabbia, trasportato dai messi comunali: mi è sembrato di vedere una prigione a cielo aperto con quel disgraziato animale chiuso in quella sorta di bara a quadretti da cui guardare il mondo esterno, aspettando forse di essere giustiziato, macellato e mangiato. La foto del Carroccio astese, trainato da tre coppie di buoi, fa provare una gran pena per quei tranquilli e mansueti animali legati come schiavi, agghindati come pupazzi e costretti a lavorare per il divertimento del popolo vociante. “Anche i più piccoli hanno il loro giusto spazio nel Palio. A loro… è dedicata una suggestiva sfilata in costume che… si conclude in Piazza Alfieri, dove i piccoli sfilanti assisteranno alla prove dei rispettivi cavalli e fantini” Credo che i piccoli si divertano a sfilare in costume: per loro può anche sembrare un gioco ma certamente considero la corsa dei cavalli uno spettacolo diseducativo, per nulla portatore di quei valori necessari ai bambini per vivere in armonia col mondo animale. Ai bambini bisognerebbe insegnare che gli animali si devono rispettare e difendere, non sfruttare come si fa nel palio dove il solo messaggio è quello della sopraffazione e del dominio. Che cosa può imparare un bambino nel vedere i cavalli domati, eccitati, spronati, frustati? I cavalli per i bambini dovrebbero essere compagni e compagne di vita, non macchine da corsa. Ho letto quali sono gli “Appuntamenti da non perdere”: esposizione artistica, palio degli sbandieratori, mercatino del Palio, sfilata dei bambini, corteo storico, mercatino dell’antiquariato, spettacolo teatrale. C’è poi la parte enogastronomica: fiera regionale del tartufo, bagna cauda day, rassegna enologica, rassegna della cucina contadina, rassegna agroalimentare, ben 21 cene propiziatorie. Chissà che cosa mai si mangerà, anzi CHI si mangerà perché è noto che questi appuntamenti siano l’ennesima occasione di massacro animale che finisce in abbuffate ingiustificabili. Anche la Chiesa fa la sua parte nella cerimonia con la  benedizione di cavalli e fantini: l’abbraccio del palio è davvero a 360 gradi. Il programma mostra con orgoglio alcuni elenchi: quello dei vincitori, quello dei maestri del palio e l’albo d’oro degli sbandieratori. Ma ne ha tralasciato uno: quello dei cavalli morti nel Palio. Forse perché quei morti sono una scatola nera che racchiude i segreti (sempre meno segreti…) di questo sistema di sfruttamento che interessa innumerevoli corse su e giù per l’Italia Lo scorso anno ebbi un pubblico scambio di opinioni con il Direttore de “Il Canapo”, Alessandro Franco, il quale mi rispose: “Sono certo che il prossimo anno sarà di nuovo al presidio ma avrà molti elementi in più per giudicare”. La sua certezza profetica si concretizzerà, non solo perché parteciperò al presidio (regolarmente autorizzato dalla Questura) , ma perché avrò davvero molti elementi in più: i cavalli morti nel 2014, per esempio alla Giostra dell’Orso di Pistoia, il cui Sindaco, con un briciolo di buon senso, ha sospeso la corsa per almeno un anno, poi la morte di un cavallo al palio di Fucecchio e un altro ancora alla corsa dell’Ardia di San Costantino a Sedilo, in Sardegna. Ce ne sono molti altri: oltre ai quelli di Asti (13 dal 2003 a oggi), ci sono quelli di Siena (49 dal 1970 a oggi), quelli di Ferrara, Buti, Ronciglione, Perugia, Savigno, Belpasso, Piazza Armerina, Acate, Feltre, Fucecchio, Servigliano, Floridia: palio che vai, cavalli morti che trovi. “Il Sindaco dà licenza di correre il Palio pronunciando antiche parole “… andate e che San Secondo vi assista!”… Sette cavalli al canapo… ma vincerà uno soltanto: il più bravo, il più fortunato e scaltro, il più irruente…. In un attimo tutto il borgo dimentica le fatiche di un anno…”  E soprattutto dimentica il lutto dell’anno precedente. Se nel programma non vi è traccia di questo ricordo, ve ne sarà nel presidio che spero si ispiri al principio secondo cui il miglior modo per ricordare i morti è occuparsi dei vivi”. Paola Re