L’ex caserma dell’aviazione di Castello di Annone ha definitivamente cambiato veste, diventando non solo centro di accoglienza per migranti, ma una vera e propria cittadella della Croce Rossa. Lo spazio infatti non sarà destinato solo ai richiedenti asilo ma già è sede della Cri di Castello di Annone, di un magazzino di stoccaggio di generi alimentari e ospita alcuni mezzi della Protezione Civile. La preoccupazione è però legata alla presenza attuale dei 120 migranti che fino a pochi giorni fa erano accolti nella tendopoli allestita nel cortile della sede provinciale della Croce Rossa di via Ugo Foscolo, ad Asti. “Oggi l’ex caserma ospita alle stesse condizioni della tendopoli un centinaio di migranti che stazioneranno nella struttura per qualche giorno in attesa di essere smistati sul territorio piemontese, in strutture di accoglienza permanente”, ha precisato il presidente provinciale della Cri Stefano Robino. Attualmente i richiedenti asilo sono 120 e sono sottoposti a regole piuttosto rigide. “I loro spostamenti sono monitorati – ha spiegato Robino -. Per entrare e uscire dalla struttura infatti devono striscaire un badge personalizzato. Ogni mattina poi seguono le lezioni di italiano e devono rispondere ai determinati turni di pulizia delle camere e degli spazi comuni”. A onor di cronaca gli ultimi lavori di rinnovo dei locali dell’ex caserma sono stati ultimati anche con l’aiuto dei richiedenti asilo che hanno pulito, dipinto, organizzato le stanze che ad oggi ospitano circa 120 posti letto. “I numeri però sono flottanti e cambiano di giorno in giorno – ha concluso Robino -. Ad oggi ospitiamo per la maggioranza africani provenienti principalmente da Gahan, Gambia, Mali, Niger, oltre ad alcuni pakistani”. Quindi la cittadella Cri non è destinata, almeno per il momento, a diventare il secondo “hub” piemontese dopo quello di Settimo, come invece di vociferava. Ma l’arrivo dei richiedenti asilo ha comunque destato qualche preoccupazione in un paese che già ospita una cinquantina di migranti in due appartamenti del centro gestiti da una cooperativa della Valle d’Aosta. “Gli abitanti chiedono sostanzialmente tre cose: informazione, sicurezza e attenzione ai servizi”, ha spiegato don Bruno Roggero, parroco di Annone dal ‘99 e che ben conosce un territorio non certo nuovo all’accoglienza degli stranieri. I primi profughi di cui Castello di Annone ha ricordo risalgono agli anni ‘70, si trattava di alcune famiglie vietnamite che si sono perfettamente integrate nella comunità. Da allora in paese sono arrivati molti altri stranieri che vivono, lavorano e partecipano alla vita comunitaria. Su una popolazione di circa 1.900 abitanti, circa 200 provengono principalmente da Albania, Romania, Marocco ma anche dalla Cina. La comunità annonense è quindi deputata all’accoglienza e l’apprensione è dettata non certo dalla nazionalità dei richiedenti asilo, quanto piuttosto dall’ingente numero in rapporto a una popolazione che, frazioni a parte, conta circa 1000 abitanti nel concentrico. Oltre alla mancanza di informazioni c’è la questione della sicurezza. “In paese sono in servizio pochi carabinieri che spesso sono costretti ad arrivare da stazioni vicine e un solo agente della polizia locale distaccato a mansioni d’ufficio – ha spiegato ancora don Bruno -. Nell’ex caserma non c’è un presidio di forze dell’ordine e questo rappresenta un problema”. In tanti hanno chiesto di poter incontrare il primo cittadino: “Non è l’amministrazione comunale ad aver avuto la gestione dell’ex caserma – ha precisato il vicesindaco Flavio Manzocco -. La trasformazione da zona militare di proprietà del Ministero della Difesa ad area destinata anche all’accoglienza è stata lunga e densa di passaggi burocratici di cui pure noi stessi non avevamo notizie certe”. Per evitare di fornire informazioni parziali o errate quindi l’amministrazione in questi due anni ha deciso di tacere, almeno ufficialmente. “Viviamo in un piccolo paese e il sindaco è parte della comunità, quindi chiunque può avvicinarlo per strada e chiedere notizie – ha precisato il suo vice -. Non appena le acque di calmeranno e la situazione si stabilizzerà, non escludiamo di organizzare un incontro pubblico, magari anche con chi gestisce la struttura, ossia Cri e prefettura”. Ma la questione richiedenti asilo non è solo annonenese: “Il vero problema è che la Legge nazionale fa acqua da tutte le parti”, ha amaramente concluso Manzocco. Altri approfondimenti sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 26 maggio 2017.