Botta e risposta tra il gruppo Gavio e Confindustria Cuneo sui ritardi nei lavori di   completamento dell’autostrada A33.  Dopo la richiesta di “revoca della concessione alla società che gestisce l’Asti-Cuneo”,   ossia l’omonima S.p.A. partecipata dal gruppo Gavio, inoltrata con una lettera firmata dal   presidente di Confindustria Cuneo Franco Biraghi al Ministro dei Trasporti Graziano Delrio, è giunta  la replica a firma dell’amministratore delegato dell’Asti-Cuneo S.p.A. Umberto Tosoni. Nella missiva, indirizzata in triplice copia a Biraghi, Delrio e al capo di Gabinetto del   Ministero Mauro Bonaretti, Tosoni  si fa portavoce del “sincero sconcerto” con cui la   società ha accolto le parole del presidente di Confindustria Cuneo, “totalmente prive di   qualunque fondamento giuridico e fortemente lesive dell’immagine della società”.  Tosoni ripercorre una breve ricostruzione dei fatti, iniziati con la vincita della gara di   concessione nel 2005 e la realizzazione, ad oggi, “per circa 56 km rispetto ai 90 km   originariamente previsti”.  Il ritardo è dovuto al laborioso iter d’approvazione dell’opera, prosegue, che “non è certo   per responsabilità della nostra società” e ha portato a una lievitazione “molto significativa   dei costi rispetto al progetto messo a gara” ossia i 1.457.468.000 euro previsti nel 2007. Lo sforamento del budget è dovuto principalmente a sei cause, che Tosoni elenca nel   dettaglio, ma il nodo fondamentale è legato alla sicurezza.  La recente legislazione in materia, osserva l’amministratore delegato, ha portato ad un   aumento dei costi per interventi legati all’infrastruttura stradale (barriere di sicurezza,   opere d’arte, variazione degli impianti e sicurezza in galleria) e sono cresciuti i costi per le   espropriazioni. A completare il quadro si aggiungono le necessità di “ottemperare le prescrizioni dei   competenti enti territoriali” e delle opere compensative. Il tutto va inserito in una cornice segnata dalla crisi economica, che dal 2008 ha investito   con forza il nostro Paese portando a una “significativa riduzione dei traffici attesi”.  La soluzione per completare il tratto di Verduno, lotto che consentirebbe la piena fruibilità   dell’A33, sarebbe “un contributo pubblico assai significativo” anche se, insiste Tosoni, i   lavori sono comunque ostacolati dalla mancata approvazione dell’iter approvativo.  Le difficoltà economiche e burocratiche esposte portano l’amministratore di Autostrada   Asti-Cuneo a rispedire al mittente le accuse legate ai ritardi e la proposta di revoca della   concessione, nonché il mancato pagamento del pedaggio fino al completamento dei lavori   come suggerito da Biraghi, in quanto non sono soluzioni che risolverebbero i problemi.  Bisogna quindi valutare una exit strategy per uscire dall’impasse e l’a.d. conclude   ricordando che il Ministero delle Infrastrutture ha proposto all’Unione Europea, già nel   2014, di “integrare la Asti Cuneo nelle concessioni limitrofe del gruppo SIAS,   adeguandone la durata in modo da permettere di instaurare, a carico della concessione   così integrata, un Servizio di Interesse Economico Generale (SIEG) che prevede, tra   l’altro, il completamento della tratta Asti Cuneo con l’esecuzione del lotto di Verduno”. Fabio Ruffinengo