nuovo palasport astiAsti ci riprova con il Palasport: a distanza di dodici anni dalla concessione dell’ultimo finanziamento statale e ad alcuni decenni dalle vicende ormai “storiche” del vecchio “Consorzio” per il palazzetto, l’amministrazione comunale tenta di ricomporre i cocci di una vicenda che pare tanto intricata da sembrare insolubile. Il progetto preliminare del nuovo Palasport (meno grande di quelli proposti in passato, ma sufficiente a soddisfare abbondantemente le esigenze astigiane) è stato presentato ieri alle Commissioni Consiliari Lavori Pubblici e Sport dagli assessori Maria Bagnadentro e Marta Parodi. Per portare a buon fine il progetto dovrà risolversi favorevolmente una lunga serie di problematiche. La Regione e lo Stato dovranno approvare il progetto preliminare presentato e accettare di confermare il finanziamento erogato nel 2002, consentendo che venga realizzato un progetto “ridotto” in luogo di quello originariamente finanziato. Occorrerà raggiungere una faticosa transazione della vertenza legale che da alcuni anni oppone il Comune  e la cordata di imprese che si era aggiudicata nel 2007 la costruzione del Palasport oggetto di finanziamento in zona corso Casale. Poiché i soldi non spesi in corso Casale non saranno più sufficienti a realizzare l’opera, il Comune dovrà riuscire a finanziarne una parte con fondi propri (attualmente la quota necessaria pare disponibile, ma con i chiari di luna di questi tempi per la finanza locale la certezza assoluta di poterla mantenere non può esservi). Le imprese che stanno realizzando gli interventi sulla Piazza d’Armi nell’ ambito dei Contratti di Quartiere dovranno accettare di far convergere gli oneri di urbanizzazione ancora dovuti su questo intervento. Occorre infine che tutti gli atti superino il vaglio dei vari organismi di controllo, dal Credito Sportivo, ai revisori dei conti. “E’ una vera scommessa per la città –spiega il sindaco Fabrizio Brignolo- perché basta che una delle condizioni di cui sopra non si realizzi per mandare all’aria tutto”. “E’ però anche vero – aggiunge Brignolo – che ogni problema è al tempo stesso la soluzione dell’altro, come un grande puzzle in cui ogni tessera ha bisogno, per uscire dall’impasse, dell’altra”.  Nonostante la complessità della situazione, insomma, ogni soggetto della vicenda ha alla fine interesse al buon esito dell’ operazione. Il Comune e le aziende con cui è in corso il contenzioso legale hanno in questa possibilità l’unica scappatoia per evitare una causa che costerebbe centinaia di migliaia di euro. Stato e Regione vedrebbero finalmente realizzata un’opera giudicata importante già dodici anni fa; gli operatori che hanno realizzato e stanno completando gli interventi in piazza d’Armi (per lo più cooperative e costruttori astigiani) hanno bisogno che il quartiere non rimanga un grande incompiuto e soprattutto gli abitanti della zona hanno bisogno che questo spazio, che oggi è in parte un cantiere in parte un’area abbandonata, venga vitalizzato con una struttura pubblica fruita principalmente dalla sana gioventù locale, come un impianto sportivo. “L’impianto sportivo è strategico per la città perché com’ è noto abbiamo deciso di accogliere la facoltà di scienze motorie presso il Polo Universitario Astigiano, con il risultato di avere ogni anno cento nuovi studenti in più da fuori provincia, che sono ossigeno per la nostra economia, e ora dobbiamo mantenere l’impegno assunto con studenti e ateneo, di dotare la città di strutture sportive adeguate, oltre alla necessità di dare una risposta alla cronica esigenza delle società sportive locali di spazi per gli allenamenti e le partite”. “Abbiamo inoltre un debito d’onore con i cittadini della zona di Piazza d’Armi a cui da anni è stata promessa una palestra di quartiere che non è mai arrivata: il palasport sarà sufficientemente grande da soddisfare anche le esigenze delle nostre prime squadre, ma sarà ancora sufficientemente piccolo da mantenere il ‘volto umano’ delle strutture di servizio al quartiere” conclude Brignolo. La struttura prevede spazi verdi, alberature e l’abbellimento di tutta la zona. L’individuazione della piazza d’Armi (da qualche mese piazza Cosma Manera) consente inoltre di evitare “consumo di suolo”, trattandosi di area già urbanizzata.