diavolorossoIl Diavolo Rosso è una risorsa, il cuore pulsante dell’offerta culturale astigiana e non può essere  “derubricato” a mera questione di ordine pubblico. Gestori e avventori dello storico locale di   piazza San Martino non si arrendono all’ordinanza 246 del Comune, che ha di fatto portato alla   sospensione del calendario concertistico e le jam session (musica dal vivo con artisti non in   cartello), emessa il 5 dicembre dopo le continue segnalazioni pervenute dai residenti della zona,   esausti degli schiamazzi registrati nella piazza antistante e disturbati dal rumore prodotto all’interno   del locale.  Prima Asti Musica, ora il Diavolo Rosso: è così impossibile conciliare l’offerta artistica con il   rispetto della quiete pubblica nella nostra città? La domanda sta alla base dell’aspro contenzioso   che, anche grazie all’atteggiamento particolarmente comprensivo dell’Amministrazione, si spera   possa trovare soluzione in tempi brevi.  “Il Comune è tenuto a farsi carico dei dissidi – ha spiegato il sindaco Brignolo – anche se siamo   consapevoli dell’importanza che ha il Diavolo per la città di Asti. Come Amministrazione siamo   molto sensibili alla questione e in passato sono state già concesse numerose deroghe (per un   massimo di 30 all’anno come stabilito dalla legge) di cui due nel mese di dicembre e altrettante in   programma per gennaio”. Lo scorso 15 dicembre il Diavolo ha presentato una relazione tecnica   dove sono indicati tutti gli accorgimenti volti a mitigare le emissioni rumorose ed entro il 15   gennaio sarà fornita una nuova valutazione di impatto acustico, per verificare il rispetto dei limiti   nelle attività ordinarie e quelle concesse in deroga.  Una breve cronistoria della vicenda: come ricordato nell’ordinanza, le prime segnalazioni di   rumorosità del locale trovano origine il 13 gennaio 2014, portando il Settore Urbanistica a   richiedere al presidente dell’Associazione Diavolo Rosso di fornire una valutazione di impatto   acustico. Il Diavolo a fine febbraio chiese una proroga dei tempi per la presentazione della richiesta   valutazione e la stessa venne accolta, concedendo al locale 30 giorni di “respiro”.  Purtroppo gli accorgimenti presi dal locale non sono stati sufficienti ad impedire un nuovo   richiamo dell’Arpa, che il 30 settembre ha comunicato al Comune la propria contrarietà a concedere   nuove deroghe per lo sforamento dei limiti acustici; sommando i rumori prodotti dall’attività   musicale e, si sottolinea “soprattutto”, quelli degli avventori che sostano in piazza San Martino,   “superano il limite assoluto di 45 dB stabilito per una classe II in periodo notturno dal piano di   classificazione acustica del Comune di Asti”. I dati sono stati misurati installando un sensore sui   muri di un’abitazione dei residenti della zona e hanno misurato il rumore prodotto dalle 22 alle 6 di   mattina. E’ interessante notare che nella valutazione dell’Arpa sia precisato che “la comparazione   dei livelli porterebbe ad affermare che anche l’esercizio delle attività in assenza di diffusione sonora   violerebbe i valori limite acustici”; il problema, quindi, è principalmente da individuarsi nel chiasso   prodotto dai ragazzi fuori dal locale e nelle vie limitrofe. Il resto è storia: il Diavolo, onde incorrere   in possibili sanzioni, ha deciso di annullare tutti i concerti a partire dal 28 novembre (circa 20) e ha   preso l’impegno di insonorizzare quanto prima il locale.  Questa la fredda cronaca infarcita di numeri e ordinanze; i sentimenti, invece, sono emersi con   grande vigore nell’incontro tenutosi giovedì 19 dicembre proprio all’interno del locale e a cui hanno   preso parte il Sindaco, avventori del locale e…una residente di zona.  Già, solo una cortese signora si è fatta carico di ricoprire lo scomodo ruolo, almeno su carta, di   “pecora tra i lupi”, illustrando con educazione ma decisione la difficile convivenza tra la sua   quiete e il disturbo arrecato dal locale. “Abito di fronte al Diavolo – ha spiegato la vicina – e posso   assicurare che il vociare degli avventori fuori dal locale toglie il sonno”. La signora ha raccontato   parecchi aneddoti che lasciano intuire il comprensibile disagio: “Ricordo che una sera due ragazzi   si sono arrampicati sulla gru installata vicino al locale e una volta sono stata svegliata nel cuore   della notte dagli schiamazzi prodotti in una rissa nella piazza sottostante, questo anche quando non   si riproduceva più musica nel locale”. Il tutto va a sommarsi al sempre presente rumore di fondo   derivante dal vociare, particolarmente impattante anche a causa della particolare conformazione   della piazza. “Ma non è colpa del Diavolo – ha chiosato – vivo qui da 10 anni e non posso additare   colpe ai gestori del locale, tuttavia il problema all’esterno del locale resta”.  Il focus della questione, quindi, è da individuarsi più sugli schiamazzi che nella musica riprodotta   all’interno del locale, anche perchè in merito al secondo aspetto il Diavolo Rosso – come   comunicato da Sergio Miravalle, uno dei fondatori – , ha già programmato interventi sulla nicchia   allocata all’entrata del locale e combaciante con le mura di uno dei residenti nonché incaricato   tecnici ed imprese specializzate per insonorizzare al meglio il locale, in linea con quanto richiesto   nella relazione dell’Arpa. Dando per archiviabile il secondo problema, resta il primo: chi è tenuto   a dissuadere i fruitori del locale o semplicemente i giovani che si ritrovano nella piazza dal far   rumore? Il Diavolo ha già preso l’impegno d’individuare due o tre persone che sostando nelle   vicinanze del locale avranno il dovere di silenziare i giovani più “irrequieti” ma è una soluzione   tampone ed è lo stesso Davide Santagata, storico barista del Diavolo, ha confermarlo: “Il Diavolo   ha già messo in atto da tempo misure per contrastare le problematiche più evidenti: da mesi abbiano   introdotto la cauzione per il vetro in modo da tener pulita la piazza (viene richiesto un euro di   maggiorazione sulle bottiglie o i bicchieri, che viene restituito se finita la consumazione si porta il   reso), non vendiamo alcool ai minorenni, abbiamo affisso due cartelli in cui si segnala la possibile   chiusura del locale se non si tiene un tono di voce moderato, usciamo spesso nella piazza invitando   la clientela a non eccedere nel rumore ma di più non possiamo fare”. Tutto vero, esiste tuttavia   una sorta di “responsabilità oggettiva” dei gestori di un locale che è normata dall’articolo 659 del   Codice Penale: come ricordato anche dalla Cassazione, da una parte li esenta dalle responsabilità   per possibili illeciti compiuti fuori dalle mura dell’esercizio commerciale ma li obbliga anche a   prevenire schiamazzi e rumori con cartelli all’uscita del locale (già presenti al Diavolo) e nel caso   di reiterata condotta molesta, allertare le forze dell’ordine. Questa è la prassi ma la realtà è che   polizia, carabinieri e polizia municipale sono già assiduamente impegnati nel controllo del territorio   e non sempre riescono, oggettivamente, ad intervenire sempre con solerzia.  “L’azione pedagogica dei gestori dei locali – ha ricordato il comandate della polizia municipale   di Asti, Riccardo Saracco – a volte è più incisiva di quella delle forze dell’ordine. Inoltre è bene   ricordare che per quanto riguarda la polizia municipale, essa può contare solo su una pattuglia   notturna per tutto l’Astigiano; si tratta di 544 km di strade, potete immaginare quanto sia difficile   per gli agenti giungere sempre in tempo utile nonostante vengano fatti tutti gli sforzi possibili”.  A svettare deve essere quindi il buonsenso, sia da parte di chi soggiorna fuori e dentro il locale e sia   per tutti coloro che “subiscono” le conseguenze di abitare nei pressi di un centro d’aggregazione,   localizzato nel centro della città. “Il Diavolo deve essere visto come punto di riferimento per la   tranquillità della zona, un presidio permanente, mettendo in conto che la tolleranza al rumore   possa essere funzionale alla crescita culturale della città mentre i gestori del locale devono infittire   il dialogo con le forze dell’ordine” è il suggerimento proposto dal consigliere comunale Enrico   Panirossi.  Nella speranza condivisa che i dissidi possano essere appianati, resta un dato di fatto: “Il Diavolo   è una creatura fragile sin da quando, il 29 febbraio 2000, decidemmo di aprirlo – ricorda Sergio   Miravalle – Al tempo avevamo i fondi per massimo sei mesi, il fatto che a distanza di quattordici   anni siamo ancora qui a discuterne è un miracolo laico. Forse molti non sanno ma siamo in affitto   e il locale è da tempo in vendita. Perchè il Comune non pensa di acquisirlo e farlo diventare un   luogo pubblico?” La proposta è tanto bella quanto irrealizzabile: “L’acquisto degli immobili è   vietato per i Comuni, è la legge a stabilirlo” ha chiosato Brignolo (il riferimento è all’articolo 12,   comma 1 quater della legge n. 111/2011). Per evitare gli schiamazzi una soluzione potrebbe essere   l’installazione di alcune telecamere negli angoli della piazza ma l’idea non trova d’accordo Gianluigi   Porro, dirigente comunale e anima del locale: “La città non può vivere senza spazi liberi e questa   libertà esiste anche grazie all’assenza di telecamere, il Diavolo è un polmone della città e come tale   va preservato”.   Passate le festività il Sindaco e il Diavolo Rosso proporranno un nuovo incontro con i residenti   della zona, con la speranza che questa nuova convocazione (probabilmente in una sede diversa dal   Diavolo stesso) possa richiamare maggior partecipazione e l’instaurazione di un dialogo davvero   proficuo. Fabio Ruffinengo