diario1Anche quest’anno la onlus Cis di Canelli (Cooperazione italiana solidarietà)è ripartita per un altro viaggio per portare un’ambulanza e materiale sanitario tra cui ecografo ginecologico,3  elettrocardiografi,due barelle,aspiratore,sedia attrezzata per interventi ginecologici con laser,materiale sanitario vario ed inoltre numerose paia di scarpe ,qualche centinaio di quaderni+libri e materiale scolastico. La meta finale era l’ospedale di Duekouè in Costa d’Avorio dove si doveva lasciare l’ambulanza e l’ecografo mentre lungo il cammino in ospedali n Mauritania e Malì avremmo dovuto consegnare altro materiale sanitario.Un breve saluto ed un caffè alla Medicina di Nizza  e via per Genova dove ci siamo imbarcati  in quattro con l’ambulanza   :Bruno Fantozzi, Piergabriele Riccio,Luciano Saracco ed il sottoscritto e dopo due giorni eccoci a Tangeri dove purtroppo per motivi ancora non chiari ci hanno sequestrato il mezzo per problemi   “burocratici”,sembra che la loro legge consideri le ambulanze mezzi pericolosissimi che possono attraversare il loro territorio solo se muniti di documenti che richiedono pratiche indaginose e molto lunghe ! Strano che gli anni  precedenti eravamo passati senza fare troppe storie e pagando le solite cauzioni! Il capo della dogana poi era un individuo così arcigno che non ci ha neppure permesso di spiegarci con calma. Comunque abbiamo risolto il problema tre giorni dopo  sborsando una cifra elevata ad una persona che ci ha aiutato nelle mille pratiche.Abbiamo dovuto così fermarci oltre tre giorni a Tangeri trascorsi visitando la bella città antica. E’ stata una visita interessante che ci ha permesso di scoprire molti particolari in parte a noi ignoti. Alla dogana della Mauritania si è ripetuta la stessa storia del Marocco, appena hanno visto l’ambulanza sembrava  che i doganieri  fossero colti da un senso di sgomento perchè in un primo momento pareva  che non ci volessero fare passare poi hanno trovato la scusa che dovevamo  essere scortati con partenza forse il giorno successivo,alle mie ferme rimostranze e dopo una telefonata tutto si è aggiustato e potevamo ripartire da soli. Miracoli dell’Africa dove prima tutto sembra impossibile poi come per incanto tutto si risolve.Ed a conti fatti qui i doganieri sono stati molto più gentili e comprensivi che in Marocco. Padre Jerome della missione di Nouadhibou ci ha accolto sempre con tanto affetto e le iniziative sociali che ci illustrava per la sua missione sono state  numerose e bene accolte dalla maggioranza musulmana .L’attraversamento della Mauritania è durato  circa tre giorni  vedendo posti nel deserto con tramonti mozzafiato, ogni tanto fra le dune spuntavano ciuffi di erba od arbusti che le capre brucavano con avidità. Le città attraversate erano una rarità come anche i villaggi ma la strada era stata asfaltata qualche anno prima per cui se si stava bene attenti si potevano evitare le grosse buche che purtroppo prima della capitale Nouakchott erano abbastanza frequenti al punto che a causa della scarsa attenzione e dell’alta velocità a cui guidava normalmente Piero è stato impossibile evitare una grossa buca col risultato di  storcere due cerchioni,peccato che avessimo una sola ruota di scorta. Alla fine alcuni camionisti ci  aiutarono ma  perdemmo  alcune ore perché il tratto di strada nel deserto era  poco trafficato ed abbiamo dovuto aspettare un po’ prima di incontrare anima viva. Il giorno successivo abbiamo attraversato una pista lunga oltre 100 km ,mangiammo polvere per qualche ora ,in compenso  Luciano questa volta era più attento alle numerose buche e devo dire che se l’era  cavata benino per essere la prima volta che guidava  nel deserto. All’ora di pranzo ci siamo fermati  vicino ad una acacia cui era legata una capra,lì almeno c’era un po’ di ombra ma Luciano non voleva  mangiare vicino all’animale per fortuna un po’ più in là abbiamo scorto una tenda ,sono andato a chiedere ai proprietari tuareg  se ci potessero ospitare per mangiare un po’ all’ombra. Sono stati molto gentili e ci siamo scambiati del cibo;prima di ripartire abbiamo regalato una confezione di dolci  prontamente restituita perché scaduta. Verso sera altra sorpresa: i militari ci hanno fermato perchè volevano  che dormissimo vicino loro ma al mio secco rifiuto ci hanno affidato  ad un soldato di scorta fino a Ayoun el Arous. Nell’unico hotel del posto l’acqua usciva con il contagocce ma ci ha permesso di lavarci togliendoci di dosso tutta la terra rossa.  Dopo la cena preparata con le ottime provviste che sapientemente Bruno aveva portato dall’Italia ci siamo addormentati  senza preamboli. Il mattino presto siamo ripartiti ma arrivati in Malì  siamo stati presi in consegna dai militari che ci hanno portano nel loro campo di Nioro perché dicevano essere pericoloso per noi occidentali procedere da soli senza scorta. Dopo oltre 24 ore siamo ripartiti con la scorta che verso sera ci ha accompagnato  ad un albergo nel centro di Bamakò capitale del Malì. E’ una città dalla stampo occidentale,larghi viali asfaltati corrono attorno alla metropoli che brulica di gente indaffarata a vendere ogni cosa a qualsiasi ora .Dovevo  scaricare materiale sanitario ingombrante e pesante ma con i soldati alle calcagne come si faceva? Il mattino successivo l’amico maliano  Yacouba che vive in un paese a 100 km e che avevo chiamato perché mi aiutasse a scaricare il materiale era  fuori dell’albergo ma i soldati mi hanno impedito di scaricare .Ho insito ma sono stati irremovibili. Cosa dovevo fare? Ho salutato  a malincuore Yacouba ,poi dopo un ripernsamento ho provato a  richiedere  la stessa cosa ai militari che invece questa volta stranamente hanno accettato. Cose che succedono in Africa! La cosa positiva è che almeno queste cose in un modo o nell’altro si risolvono quasi sempre.Si riparte per la frontiera con la Costa d’Avorio. Come il giorno precedente il convoglio era  costituito da altre tre auto di occidentali e da noi più i militari posizionatisi all’inizio ed al termine della colonna. Il Paese sembra va tranquillo, c’era molto verde ed acqua,per fortuna i 25-30 controlli che avevamo incontrato nel sud del Marocco ed altrettanti n Mauritania qui non ci sono stati ed il viaggio è stato più spedito. Sosta per pranzo a Sikasso grande città del sud del Malì con ripresa del viaggio ma senza più la scorta dei militari perché ora  la  frontiera era più vicina. Eravamo  in ritardo sulla tabella di marcia ma se non perdevamo  altro tempo ce la potevamo fare. Bruno,Luciano e Piero si sono accordati con una coppia di belgi per fare la strada insieme ,forse avevano paura anche se in Costa d’Avorio ci avevano detto che c’era molta sicurezza. I due belgi si sono fermati  per una perdita di acqua dal radiatore,Luciano ha insistito per fermarci con loro,quando siamo ripartiti ormai calava la sera, poco dopo  i belgi hanno forato e li abbiamo aiutati a cambiare la gomma, dopo un’ora Bruno Ciano e Piero erano ancora lì fermi ad  aspettare che la gomma fosse riparata,ho perso la pazienza ed a malincuore gli amici hanno deciso di ripartire con me ma ormai  era troppo tardi perché pensavo che la dogana fosse chiusa come poi si è verificato, abbiamo dovuto  pernottare in frontiera. Il giorno dopo i belgi come ringraziamento sono ripartiti  senza aspettarci ! Non si faranno più vivi nonostante si siano accordati con gli amici per rivedersi ad Abidjan .Abbiamo perso l’appuntamento di consegna dell’ambulanza all’ospedale di Duekouè con tanto di festa organizzata per noi. Pazienza non si può fare sempre tutto ciò che si vuole.Ho contattato suor Rosanna Gatto Monticone delle suore salesiane di Douekouè che ci aspetta va nella nuova capitale Yamoussoukro dove siamo arrivati verso le ore 17. La basilica di Nostra Signora della Pace è  veramente unica nel suo genere; la struttura è una copia fedele di San Pietro a Roma con tanto di colonnato del Bernini anche se di ampiezza leggermente inferiore. Appena ho visto  la suora mi sono commosso,l’abbiamo salutata quasi non credendo ai nostri occhi:abbiamo finito il viaggio? Sì! La sorella ci ha accolto con un grande  sorriso,abbiamo scaricato il materiale e poco dopo abbiamo visto l’ambulanza in cui siamo vissuti in tutto questo viaggio ridendo,discutendo o magari litigando ma sempre insieme allontanarsi poco per volta nel crepuscolo africano con il sole che calava pigro dietro la basilica regalandoci un tramonto stupendo. Suor Rosanna è una suora particolare arriva proprio a tutto, ha pensato infatti di farsi accompagnare da un autista per riportare il mezzo all’ospedale mentre con Lei siamo poi andati  ad Abidjan dai salesiani con il suo veloce  pick-up  coprendo i 240 km di autostrada in circa due ore. E’ sera ,siamo arrivati  alla missione salesiana che i padri avevano  appena finito cena,noi dopo la doccia abbiamo consumato le nostre provviste e poi a nanna, stanchi ma contenti. Abbiamo portato a termine quanto ci eravamo prefissi. Il mattino successivo siamo andati  in ambasciata per ottenere il visto per la Guinea perchè ,tanto per cambiare,volevamo  andare a trovare Riccardo nella foresta di Bofanet ed il volo partiva  due giorni dopo di sabato. Abbiamo trascorso il giorno con suor Rosanna che ci ha fatto  conoscere un po’ la città e le attività sociali che le suore ed i preti svolgevano.La missione dei salesiani di Abidjan sorge in una zona periferica della città ed è composta da un gruppo di giovani e dinamici sacerdoti alcuni di origine africana.Sono rimasto colpito dalla visita al campo di recupero dei bambini di strada che loro cercavano di togliere dalla strada ,di dargli un’istruzione e di rintracciare se possibile qualche familiare che voglia prendersene cura.All’ambasciata della Guinea non volevano assolutamente darci il visto in due giorni come invece avevano promesso,ho dovuto far intervenire un funzionario governativo della Guinea con il risultato che il funzionario ivoriano dopo era improvvisamente diventato gentile offrendoci addirittura un aperitivo! Il giorno successivo all’aeroporto ci hanno avvertito  che il volo era stato annullato,siamo partiti quindi 24 ore dopo.Riccardo e Daniela ci aspettavano nel  villaggio da loro fondato nella foresta in riva all’Atlantico nel sud ovest della Guinea.Come sempre ci siamo lasciati coinvolgere dall’atmosfera festante ed allegra.Luciano ha deciso di adottare un bambino a distanza.Riccardo come già l’altra volta mi ha chiesto se potessi  visitare alcuni bambini uno dei quali aveva segni sospetti di malformazione al cuore,ho prescritto degli esami. Questa coppia di bresciani circa 14 anni fa aveva costruito questo bellissimo villaggio ma ora ,non più giovani e con problemi di salute hanno dei seri problemi a continuare a gestire la cosa che gravita tutta sulle loro spalle e sono alla ricerca di qualcuno che li aiuti,magari una associazione che abbia veramente a cuore la salute dei bambini.Da ogni loro atto trapelava il grande amore  per questi bambini orfani come lo è stato Riccardo.Il tempo purtroppo corre,era già ora di ripartire,Bruno nascondeva a stento la commozione di lasciare questo luogo così particolare,ho abbracciato Daniela e Riccardo con l’augurio di ritrovarci in Italia fra poco. In serata abbiamo cenato con il dottorAbbass che ci ha aiutato ad ottenere il visto in ambasciata e che l’anno scorso avevamo qui incontrato quando avevamo portato un’altra ambulanza da donare all’ospedale pubblico di Conakry.Un grande ringraziamento a tutti coloro che ci hanno aiutato per questo viaggio sia con materiale che finanziariamente,a mio fratello Gian Carlo per le dirette con radio Veronica di Torino,alle suore della Madonna di Nizza, all’Ana ed al signor Conti di Asti,alla Bonini ortopedia  di Nizza a mia moglie Ivana che ho stressato per mesi per la preparazione a Bruno,Piero e Luciano che hanno collaborato nel viaggio ed ai tanti amici che ci hanno aiutato.Al rientro a Canelli dovrò andare al Gaslini di Genova ad assistere la bimba che ho fatto arrivare dal Senegal dove l’avevo visitata per grave malformazione al cuore.Speriamo che l’intervento vada bene.Il Cis con la onlus di Aosta Ana Moise si sono fatti carico anche delle spese dell’intervento! Chi volesse aiutarci può fare bonifico fiscalmente deducibile al Cis specificando per intervento Aminata Iban:IT56S0503447300000000020452. Per l’8×1000 ecco il codice fiscale:91009530055.  Sul sito  sono a disposizione anche brevi video degli ultimi viaggi. Pier Luigi Bertola, presidente Onlus CIS (Cooperazione Italiana Solidarietà)