E’ stato per diverse volte il consigliere comunale con il maggior numero di preferenze, questa volta la sfida di Maurizio Rasero  sale di livello: riportare il centro destra alla guida di Palazzo Civico dopo cinque anni di centro sinistra. La responsabilità è tanta, verso le dieci liste che lo sostengono, quattro di partito (Forza Italia, Lega Nord, Rivoluzione Cristiana e Fratelli d’Italia), sei civiche (Giovani Astigiani, Lista Zavattaro, Lista Rasero, Asti e Territorio, Movimento Civico Galvagno e Noi per Asti), una pattuglia di potenziali consiglieri comunali la cui spinta potrebbe essere decisiva per l’esito della tornata elettorale, in particolare al primo turno dell’11 giugno. Allla vigilia di questa tornata elettorale Rasero fa il punto al termine di un’intensa opera di propaganda politica. Sono elezioni amministrative all’insegna di un’elevata frammentazione, con otto candidati sindaco, di cui tre espressi dall’area del centrodestra (oltre a Lei, Angela Quaglia e Rita Balestrieri). Secondo lei qual è il motivo? “Innanzitutto non considero Rita Balestrieri, il cui sponsor principale è il vice-sindaco uscente Davide Arri, espressione del centro destra: è infatti uno dei quattro candidati sindaco emersi dall’implosione della coalizione di centrosinistra che ha retto, con i risultati che tutti possono vedere, l’amministrazione della nostra città nell’ultimo quinquennio. Non mi risulta che, almeno ad Asti, l’Udc e gli altri micro partiti che ne sostengono la candidatura siano ascrivibili al centro-destra. Per quanto riguarda la Quaglia, la sua scelta di ripudiare improvvisamente i propri trascorsi in un partito, Forza Italia, nel quale ha svolto con ruoli di primaria importanza, la parte più rilevante della proprio carriera politica, è una scelta imputabile solo a motivi di risentimento personale, gli stessi che improntano una campagna politica fondata più sull’astio che sulle idee. Più volte le ho teso la mano, nel tentativo di coinvolgerla nel nostro progetto, ma ho sempre trovato un muro. Ritengo perciò, a malincuore, che le nostre strade abbiano preso ormai, definitivamente, direzioni opposte. Mi dispiace che debba chiudere una rispettabile carriera politica in maniera così malinconica”. Come sta andando la campagna elettorale? Sta vivendo le sensazioni che si aspettava? “Ho condotto una campagna elettorale porta a porta, incontrando migliaia di cittadini, di ogni classe sociale o età, di ogni categoria produttiva e di ogni quartiere della città. Non ho fatto mai mancare il mio sostegno attivo e la mia presenza ai candidati, e sono davvero tanti, che hanno affrontato con serietà ed entusiasmo questa sfida comune. Li ringrazio per aver creduto in me, così come io credo in tutti loro per realizzare finalmente un radicale progetto di cambiamento della nostra città. Abbiamo confezionato un programma snello e concreto”. Lei ha raccolto intorno a sé un’ampia coalizione, composta da dieci liste. È considerato il favorito per l’11 giugno. È un ruolo che le pesa? “Sono orgoglioso del sostegno di dieci liste, quattro delle quali sono partiti di consolidata tradizione e ben sei le liste civiche, che esprimono i valori più autentici dell’astigianità. Non vedo perché dovrei lamentarmi di chi ha voluto investire energie e risorse, non solo umane, sul mio nome e sul mio progetto. Io sono pronto a governare Asti per i prossimi cinque anni e il fatto che molti astigiani l’abbiano capito e mi sostengano apertamente non mi pesa affatto”. L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 9 giugno 2017 Massimiliano Bianco