MAURO ERMANNO GIOVANARDIDopo un anno di tournèe in tutta Italia, torna ad Asti “Chelsea Hotel”, lo spettacolo di Massimo Cotto che  vede sul palco, oltre allo stesso giornalista nelle vesti di “narrattore”, il cantante Mauro Ermanno Giovanardi, ex leader dei La Crus, gruppo storico della scena indipendente italiana, e ora lanciato in una fortunata carriera solista, e il polistrumentista astigiano Matteo Curallo. Sabato 2 febbraio alle 21 al Teatro Alfieri si riaccenderanno le luci sulle storie dei grandi protagonisti del rock, da Janis Joplin a Leonard Cohen, per un viaggio che mescola musica e parola. La serata è a ingresso libero e verrà registrata in vista della pubblicazione di un cd live, già conteso da più etichette discografiche. Mauro Ermanno Giovanardi ci racconta la sua esperienza.   “Sono felicissimo di partecipare a questo progetto, mi sta dando tanto sia sul piano artistico che su quello umano. Abbiamo registrato il tutto esaurito ogni sera in tutte le città che abbiamo visitato, la gente partecipa e si diverte, forse perché capisce che anche noi ci divertiamo. Sin dalle prime prove che abbiamo fatto l’anno scorso proprio ad Asti, al Diavolo Rosso, si è creato un bel gruppo, un clima da gita scolastica (ride ndr). Con Matteo Curallo ormai collaboro da anni, con lui ho anche scritto “Io confesso” che dopo Sanremo è stato tra i pezzi più suonati in radio nel 2011. Massimo Cotto, pur non essendo un attore, ricopre benissimo il ruolo di narratore, si sente il peso dell’esperienza radiofonica: sa farti entrare nelle storie che racconta, è come essere di fronte a un caminetto in casa di amici, la sua voce ti mette a tuo agio. Lo spettacolo tocca tutti gli aspetti della storia del rock, da quelli esaltanti a quelli più terribili. Io mi ritengo un esperto nel campo, ma Massimo è riuscito a tirare fuori alcuni aneddoti che proprio non conoscevo”. Hai dato qualche input riguardo alle canzoni da inserire in scaletta? “Sì, a partire da”Femme Fatale” dei Velvet Underground. Ma anche “I wanna be your boyfriend” dei Ramones l’ho suggerita io: sono le mie radici musicali, dato che ho iniziato suonando punk rock. Di “Dancing barefoot” di Patti Smith poi ne avevo già registrata una cover con i La Crus alcuni anni fa. Inoltre ho consigliato a Massimo di farmi cantare le due canzoni di Edith Piaf in italiano e inglese, anziché in francese, in quanto sentivo di riuscire a renderle meglio così. Cantare in inglese per me è un ritorno alle origini, erano quindici anni che non lo facevo”. Stai lavorando anche a un nuovo album in studio? “A dire la verità sono due: il primo è un disco di inediti che dovrebbe vedere la luce presto, l’ho scritto e registrato negli scorsi mesi e sono molto orgoglioso del risultato. L’altro progetto riguarda un cd con la Sinfonico Honolulu, un’orchestra composta da nove ukulele e un basso acustico, con l’accompagnamento di voci, dove rivisiterò alcuni successi della mia carriera, sia come solista che con i La Crus. Era partito come un divertissement, e invece il risultato mi ha entusiasmato Il 2013 sarà un anno denso di impegni, non posso lamentarmi!”. Potrete leggere l’intervista integrale sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola venerdì. Alexander Macinante