“Continua la saga del Csi Piemonte. Tre uomini, Giordano, Monferino e De Capitani che, apparentemente, non concordano neanche sull’ora legale. Dopo n. emendamenti sulla governance del futuro Csi che hanno visto contrapposti Lega e parte del Pdl, per un Csi un po’ commissariato, un po’ “spezzatino”, un po’ Agency e Factory, con società di committenza, finalmente spunta la proposta di un piano industriale, unico strumento che potrebbe dirci qualcosa sul futuro dello strategico consorzio informatico piemontese.
Forse è tardi, visto che nell’ultimo, contestatissimo, cda, le ASL, spinte dall’Assessore Monferino, si sono astenute e stanno già andando ad affidare servizi altrove (vedasi ASL TO1). Di chi è quindi la responsabilità di questo colposo ritardo sul piano industriale, mirato a far perdere credibilità e solidità al CSI, per poterlo vendere per quattro soldi ad aziende dell’ICT che, si dice, le diverse parti politiche già stanno contattando. Di Giordano, di Monferino o di De Capitani?
Oggi il Direttore De Capitani su Facebook ha lanciato quella che era una nostra proposta da “ultima spiaggia”: l’opa sul CSI dei dipendenti pubblici in una sorta di azionariato diffuso. Come può fare questa proposta quando il piano di indirizzo sottoscritto ieri da tutti i soci attuali, con la sola esclusione delle ASL, sancisce ben altro?
Visto che il Direttore generale del CSI non ha mai smentito le illazioni di inizio anno circa i colloqui per il suo passaggio a una multinazionale americana attiva nel comparto sanità (InterSystem Corporation), le voci circa un interessamento attuale di aziende americane al CSI si riferiscono per caso alla stessa multinazionale?
Che fine ha fatto lo sbandierato licenziamento di 15 dirigenti? Si attende per caso di scorporare rami d’azienda per affidarli a loro una volta privatizzati?

Quali sono le reali prospettive per il CSI per il 2013? A quanto ammontano gli affidamenti della Regione, al netto della fuga delle ASL? Come mai il CSI continua ad avere un presidente che svolge contemporaneamente le funzioni di committente e di affidatario? Un’azienda che vanta 144 milioni di crediti a fronte di 69 milioni di debiti contratti con le banche per i mancati pagamenti, può davvero dirsi in crisi? O sono in crisi gli enti locali? Chi rivendica la non sostenibilità economica del CSI, su quali basi lo fa? Dove sono gli studi degli advisor incaricati dalla Regione? E, in ultimo, dove sono i conti reali del CSI PIemonte?

A noi sembra l’ennesimo esempio di come la politica, per calcolo ed incapacità, abbia deciso di assecondare i “tecnici” che prima han armato le mani irresponsabilmente “bucate” dei politici e, ora, tornano per fare pulizia e svendere gli asset di nazione, regioni ed enti locali. Sulle spalle dei lavoratori, tranne, ovviamente, quelli assunti a livello clientelare”.
Davide Bono Capogruppo in Consiglio regionale MoVimento 5 Stelle