“Proprio nel giorno in cui sono rese pubbliche le motivazioni della sentenza pronunciata il 30 gennaio scorso al termine del processo contro cinque agenti penitenziari per le violenze commesse contro i detenuti nel carcere di Asti (“… I fatti in esame potrebbero essere agevolmente qualificati come tortura, reato non ancora previsto dall’ordinamento italiano pur in presenza della ratifica di una convenzione internazionale che prevede l’obbligo giuridico di adeguare la normativa interna …”), arriva dal carcere di Quarto d’Asti la risposta nonviolenta dei detenuti: sciopero della fame e ricorso al magistrato di sorveglianza, affinchè, appunto, adempiendo al suo nome a ai suoi doveri di ufficio, effettivamente, concretamente, “sorvegli” quello che accade in carcere, reprimendo abusi, violenze, inosservanze di legge.
Cercheremo, nel limite delle nostre scarse possibilità, di essere al fianco dei detenuti di Asti, cercando di corrispondere alla fiducia che ci manifestano. Continueremo a lottare affinchè il Consiglio Regionale nomini al più presto il garante regionale delle carceri: una persona che possa occuparsi a tempo pieno della situazione esistente nelle 13 carceri piemontesi, riducendo il danno provocato dal sovraffollamento e dalla sistematica, quotidiana violazione dei diritti della persona.
Se il garante fosse già operativo (i consiglieri regionali radicali presentarono la proposta di legge originaria nel febbraio 2005), forse le violenze nel carcere di Asti non ci sarebbero state o sarebbero venute alla luce molto prima”.

Salvatore Grizzanti e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani)