“La propaganda più pericolosa è quella che usa la buona fede e la sensibilità dei cittadini sui temi ambientali per poter portare avanti progetti insostenibili sia economicamente che dal punto di vista ambientale. Occorre smentire per l’ennesima volta i super-ottimistici dati recentemente elencati dal presidente AEC secondo i quali il progetto del Teleriscaldamento ad Asti comporterebbe (e qui il condizionale è assolutamente d’obbligo) benefici da un punto di vista atmosferico. Tacendo sugli innumerevoli gravi altri svantaggi che si provocherebbero per i cittadini astigiani, i parametri enunciati da AEC sono sempre gli stessi e fanno parte di una campagna propagandistica tesa a fornire un quadro assolutamente parziale impedendo al cittadino lettore di comprendere la realtà a cui si andrebbe incontro con l’insostenibile avvento del teleriscaldamento ad Asti. Vengono dapprima effettuati calcoli teorici sulla base di ipotesi ideali e improbabili che risultano poi sistematicamente smentite alla prova dei fatti come sta succedendo regolarmente in molte altre città d’Italia con l’insorgenza gravi problematiche ambientali, economiche e sociali, fronti di protesta, esposti in procura e incidenti rilevanti. Le ipotesi di calcolo effettuate da AEC partono infatti dal presupposto che si verifichi una serie concomitante di fattori tutt’altro che scontati quali l’allaccio dell’ospedale e di 500 utenze private, una situazione meteoclimatica basata su ipotesi e non confermata da nessuna analisi di direzionalità dei venti, una mancata analisi dell’ingente inquinamento prodotto dai motori alternativi che entrerebbero in funzione in caso di guasti o manutenzione della centrale, per non parlare dell’ulteriore grave aspetto da non sottovalutare relativo alla ricaduta nell’area circostante di sostanze nocive quali l’urea che viene utilizzata durante i processi necessari per l’abbattimento degli inquinanti come il NOx. Quest’ultima, trasformandosi in ammoniaca, rischia di provocare una sorta di parziale desertificazione della vegetazione circostante oltreché seri rischi per l’incolumità delle persone: cosa già verificatasi in prossimità di altri impianti realizzati. Inoltre, gli stessi progettisti nel corso della valutazione di impatto ambientale, ammettono che le concentrazioni di monossido di carbonio diventano quasi 6 volte tanto nella zona dell’ospedale, passando da una quantità di 0,515 tonn/anno sino a 2,952 tonn/anno a seguito dell’impianto della centrale. Tale dato, piaccia o non piaccia è incontrovertibile e ancora meno giustificabile in maniera seria ritenendolo al di sotto dei limiti imposti per legge. Non scordiamoci neppure le inevitabili perdite di calore lungo i molti chilometri della rete di distribuzione (vedi l’esperienza di Brescia): una recente affermazione propagandistica azzardata ora stila solo all’1% circa tali perdite, quando la realtà di altre località italiane è ben diversa e mostra percentuali molto più alte. Tali forti dubbi sollevati dal Comitato dei cittadini sono stati puntualmente confermati nel corso della recente Conferenza dei Servizi che grazie all’intervento di enti quali l’Asl, l’Arpa, la Provincia ed il Comune, proprio per tali ragioni, ha di fatto bocciato il progetto invitando i promotori, nel caso ritenessero utile proseguire l’iter, a voler riformulare il tutto. E’ emerso infatti che, sulla base dei presupposti tecnici ed economici, al momento l’Asl non è in grado di garantire assolutamente l’adesione del complesso ospedaliero ed ancora più probabile il fatto che condominii già dotati di sistemi altamente efficienti e incentivati fiscalmente per legge verso soluzioni in divenire sempre più performanti non aderiranno al teleriscaldamento negli anni a venire sempre più costoso e vincolante. Si sta quindi giustificando il teleriscaldamento con ipotesi poco credibili che una volta sconfessate produrrebbero un inquinamento locale e cittadino “aggiuntivo” e non “sostitutivo”, per di più per tutto l’anno e non soltanto nei mesi in cui si riscaldano le abitazioni, con il rischio reale di “inquinare di più ed in maniera concentrata” come già sottoscritto ufficialmente dal Sindaco con delibera no. 518 del 19/11/2014. Occorre scongiurare tale rischio e, proprio nel momento in cui i grandi della Terra si incontrano a Parigi per cercare di ridurre realmente le emissioni nocive in atmosfera, ad Asti bisogna evitare di sposare una tecnologia vecchia e superata come quella del teleriscaldamento, per abbracciare una politica energetica mirata ad incentivare la produzione di energia da “vere” fonti rinnovabili quali il solare termico ed evitare gli sprechi con la riqualificazione energetica degli edifici. Vi sono però molti dubbi che tale ipotesi possa però essere portata avanti da entità societarie private coinvolte direttamente o indirettamente in questo progetto di teleriscaldamento, con posizioni di amministratori e componenti i cda che spesso ricoprono ruoli in più società collegate e che in un complesso intreccio hanno a loro volta varie ramificazioni in altre società ancora con forti interessi nel business dell’energia e del calore, ma che estendono le proprie mire espansionistiche ed egemoniche anche in altri campi. Quindi affermare che questo progetto abbatterà l’inquinamento è a dir poco azzardato e si vuol ignorare di continuo che ad Asti l’inquinamento cittadino è causato principalmente dal benzene e cioè dalla circolazione veicolare e non certo dal riscaldamento degli edifici”.  Massimo Cerruti, Pierpaolo De Fina per il “Comitato dei Cittadini NO Teleriscaldamento ad Asti”: