“Ho letto gli interventi  di Giovanni Pensabene e Maurizio La Mattina riguardo alla mie dichiarazioni circa la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica. Al netto delle ironie e delle provocazioni che capisco, la domanda di fondo che pongono in modo polemico è “perché non hai/avete votato Rodotà’?”. Sono convinto che non sia stato spiegato a sufficienza, mi accorgo che anche quando abbiamo ed ho tentato è apparso difficile da comprendere. Ci riprovo. Dopo la figura indecente su Prodi all’interno del Pd si è cercato di verificare laicamente tutte le possibilità. Anche quella di votare Rodotà. Ci si è resi conti che i voti non c’erano. Se si fosse andati alla conta Cancellieri contro Rodotà il Pd si sarebbe diviso a metà e il risultato sarebbe stata l’elezione della Cancellieri, su cui convergevano Pdl, Lega e Monti. Mi si obietterà “è un disastro che il Pd si divida su queste cose”. Sì, lo è. Ma che la situazione fosse difficile lo si era capito dal voto su Prodi e che, con un segretario dimissionario, non ci fosse tenuta nel nostro gruppo era evidente a tutti. Questa la ragione meno politica; forse Maurizio La Mattina continuerà a giudicarla “ipocrita”, io invece continuo a ritenerla basata su dati oggettivi e credo che la politica debba avere a che fare anche con la spiacevolezza del dato oggettivo e numerico. In politica, come in tutte le cose della vita, ci vuole il cuore, la fantasia, il coraggio, ma anche il cervello e la ragione. Esiste una seconda motivazione però, più politica e per me anche più seria. Il Presidente della Repubblica è il custode e garante della Costituzione. Non deve essere “nostro” né scelto con accordi sottobanco, deve saper garantire il rispetto di quella Costituzione nata dalla Resistenza e dall’antifascismo. Grillo -e spesso anche i suoi parlamentari- in questi giorni e in questi mesi ha ripetutamente contestato, aggredito, offeso quella Costituzione. Lo fa quando auspica la scomparsa dei partiti (art.49), quando rifiuta il confronto, insulta e allontana i giornalisti (art.21), quando contesta il principio della democrazia rappresentativa e su mille altre questioni. Da parte di Stefano Rodotà mi aspettavo una presa di distanza netta e chiara dalle dichiarazioni fatte dagli esponenti politici e dal movimento che lo candidavano   Non capisco perché una persona delle sue idee e della sua formazione politica, giuridica e culturale, potesse diventare candidato grillino per la massima autorità della Repubblica. Il Movimento 5 Stelle, come è noto, vuole abbattere l’intera architettura costituzionale esistente, considera l’Europa una parola vuota e pericolosa, ritiene che i partiti e tutti quelli che vi aderiscono siano ladri da mandare in galera o a casa “a calci nel culo”. Chiudo rispondendo a Giovanni Pensabene che sintetizza il mio percorso politico anche in passaggi a me inediti, rassicurandolo che il voto per il Capo dello Stato ha poco a che fare con il mio destino politico e ammettendo la mia mancanza di visione politica probabilmente in suo possesso, non riesco a comprenderne il nesso”. Massimo Fiorio, onorevole Pd