cgilfp“Ci risiamo. Ancora una volta il Governo indica come panacea dei mali del Paese la drastica riduzione dei  dipendenti pubblici. Dal Governo Berlusconi in poi, ogni legislatura ha considerato la riorganizzazione del pubblico impiego come unica via al risanamento dei conti pubblici, e col Governo Renzi non vi è nessuna inversione di tendenza, in barba agli slogan che incitano al cambiamento di verso. In Piemonte, come nel resto del Paese, si è già realizzata una serie di accorpamenti (Agenzie Fiscali, Tribunali, sedi Inps, ospedali), che hanno impoverito il territorio di servizi al cittadino e obbligato i lavoratori a spostarsi, per lavorare, caricandosene ingiustamente anche il costo (che invece è stato riconosciuto ad altri, più alti, livelli), come è avvenuto a Casale a causa dell’accorpamento del Tribunale con quello di Vercelli, o come quello di Pinerolo con Torino. Un altro esempio è la fusione di alcune Comunità Montane in Unioni di Comuni e addirittura il  reimpiego di lavoratori e lavoratrici in cooperative e consorzi, date le decisioni dei Comuni di non gestire più direttamente le case di riposo: in questi casi i lavoratori hanno perso lo status di lavoratore pubblico pur avendo vinto regolare concorso. Non possiamo appoggiare una riforma fondata su quelli che vengono presentati come allettanti prepensionamenti e non sono invece che licenziamenti, come nel caso del comune di Novara, che sfruttando la Pre Fornero, ha definitivamente cancellato posti di lavoro. Ancora una volta manca il confronto con le parti sociali, disponibilissime a valutare una riforma che porti al ricambio generazionale e a un’adeguata e utile riorganizzazione di servizi al cittadino, ma non a sopportare una nuova campagna contro i dipendenti pubblici e una simil PreFornero che non cambia nè il verso del Paese nè tantomeno rinnova la forza lavoro e la fiducia in un vero cambiamento. I dipendenti pubblici in Piemonte sono già diminuiti di 5000 unità, 300.000 in tutta Italia, e tutti hanno il contratto bloccato dal 2009. Noi siamo disponibili a discutere di mobilità chiedendo ai lavoratori che oggi sono senza una funzione per effetto dei tagli nazionali (ad es. agli Enti Locali), di spostarsi, dopo un’adeguata formazione, in altri Enti che invece necessitino di personale. Ma per fare questo servono sedi di confronto Regionali e una cabina di regia che governi il processo coinvolgendo gli Enti Locali e le sue rappresentanze. Non si ottengono risultati con gli slogan. Il confronto è necessario a tutte le parti. Ed è imprescindibile. Siamo disposti a discutere ma anche a mobilitare nuovamente le lavoratrici e i lavoratori del Pubblico Impiego, ormai stretti tra l’insopportabile continua denigrazione e un futuro incerto giocato scorrettamente sulla contrapposizione tra i diritti dei lavoratori anziani e quelli dei giovani. Così come siamo stanchi che in televisione si vedano soltanto quei pochi lavoratori pubblici irresponsabili che utilizzano l’orario di lavoro per uscire a fare acquisti personali: quei casi vanno trattati come il contratto prevede con le contestazioni ed eventuali sanzioni. Chiediamo che i media si occupino anche dei tantissimi lavoratori pubblici che ogni giorno, pur essendo sotto organico, rinunciano anche a ferie e permessi pur di garantire i servizi ai cittadini”. Gianni Esposito, segretario generale Fp Cgil Piemonte