PALIO DI ASTI“Leggendo la lettera della signora Paola Re, in cui argomenta la sua contrarietà al progetto “Le radici del futuro”, organizzato dal Collegio dei Rettori, mi sono sentito in dovere di fare una riflessione e di condividerla con i lettori per porre l’accento su quanto del nostro Palio venga colto da chi non è direttamente coinvolto. Quando si parla di “Palio” questa semplice parola di cinque lettere viene abbinata solo alla Corsa della domenica pomeriggio: pare logico, quindi, che chi voglia “non approvare una simile iniziativa per la valenza negativa del messaggio”, ritenendola “diseducativa” e “una forma di spettacolo obsoleta” abbia come unico argomento la morte o il ferimento dei cavalli, ergendosi dietro il “maltrattamento degli animali” in genere. Chi, come la Sig.ra Paola, crede che il Palio sia solo la corsa della domenica pomeriggio sbaglia irrimediabilmente: è qui che, attraverso il progetto “le radici del futuro” il Palio (inteso come unione di persone, valori e cultura) intende informare e formare i più giovani su cosa il Palio possa “dare e fare” 365 giorni l’anno, e non solo nel momento della corsa. 
Passo ad elencare alcuni aspetti dei quali la nostra Festa si compone, e che devono essere maggiormente divulgati. Il Palio è cultura: ai bambini viene insegnata la storia della nostra Città attraverso la storia dei Borghi e dei Rioni, educazione che altrimenti non riceverebbero dai programmi scolastici ministeriali come il libero Comune di Asti, i Banchieri, le famiglie Nobili, le mura, i castelli, la Festa Patronale, San Secondo, la Messa del Bordèl. Il Palio può appassionare i giovani e legarli alla Città in modo tale da renderli futuri “studiosi”: posso porre l’esempio delle mie tesi di laurea su Asti, quello dell’arch. Sara Scapparino e dell’arch. Gianluca Assandri del Rione San Secondo, del dott. Silvio Quirico del Borgo San Lazzaro, e potrei andare avanti a citare nome di ragazzi che hanno fatto del Palio e di Asti argomenti di ricerca universitaria da restituire alla Città e ai nuovi giovani. Il Palio è civiltà: ai bambini viene insegnato il valore dello stare insieme, del rispetto reciproco e dell’avversario (il Rione/Borgo avversario, in quanto tale, è rispettato e non insultato gratuitamente), del rispetto della Città e dei suoi spazi perché sono la nostra identità. La conoscenza dei nostri monumenti è il primo passo per insegnarne il rispetto. Il Palio è socialità: lo stretto rapporto con le parrocchie, l’organizzazione di manifestazioni e “vivere” il proprio territorio permette ai giovani di capire quali siano i problemi sociali del proprio Borgo/Rione e magari provare ad affrontarli quando “saranno grandi”. Uscendo dai nostri confini, altri Palii hanno dato un forte esempio di quanto i Borghi e i Rioni possano essere socialmente utili in caso di necessità: l’esempio di Ferrara e del terremoto dell’Emilia del 2012, in cui le Contrade si sono attivate come centri di raccolta e di assistenza post-terremoto e i giovani sono stati impiegati come animatori all’interno dei campi di accoglienza; oppure nel caso della nevicata eccezionale dell’inizio 2012 i giovani dei Sestieri di Ascoli Piceno sono stati impiegati come “spalaneve” per liberare i marciapiedi del proprio territorio urbano, un servizio offerto gratuitamente e spontaneamente dopo la richiesta di aiuto da parte del Comune. Il Palio è socializzazione: i bambini entrano nei Borghi e Rioni dal percorso “sbandieratore” o “musico”, si allenano tutto l’anno in squadra per raggiungere un obiettivo comune, stanno insieme e sono impegnati nelle varie attività delle associazioni; spesso (come nel caso del mio Borgo, San Lazzaro) i giovani vengono “tolti dalla strada” nei quartieri a rischio ed educati, per quanto possibile, secondo valori culturali, civili e sociali. Il Palio è tradizione: all’interno delle Sedi dei Borghi e dei Rioni vengono svolte numerose attività che al giorno d’oggi nessuno pratica più abitualmente, come ad esempio nelle sartorie viene insegnato il cucito a mano e a macchina, oppure piccoli lavori di falegnameria e ferramenta per costruire gli attrezzi del Corteo Storico: tramandare queste tradizioni gratuitamente all’interno dei Borghi e Rioni penso sia un valore aggiunto bellissimo. Come si può  notare non ho nominato nemmeno una volta i cavalli, non perché  voglio nascondere le argomentazioni (purtroppo reali, ma ritengo appartenenti al passato) della Sig.ra Paola, che accetto ma non condivido in quanto il Palio per tutti quelli che fanno parte di questo autentico Mondo è Cultura, Civiltà, Tradizione, Socialità e Socializzazione culminanti nella terza settimana di settembre con i riti del Palio. La Festa del Palio va oltre la Corsa della domenica, ed è questo che dobbiamo e intendiamo insegnare ai bambini. Se Lei e tutti quelli che sono contro il Palio (inteso come corsa di cavalli) coglieste l’occasione di vedere come i Borghi e i Rioni si prendono cura del Cavallo, unico artefice della Vittoria, durante tutta la Festa del Palio, con quanta passione s’insegna a rispettare, curare e amare il Cavallo forse non sareste così contro il Palio a priori solo perché lo vedete come un “maltrattamento di animali”: per i borghigiani, durante la Festa, non è un “animale da far corre”, ma è uno di loro che veicola le speranze di un intero popolo. Inoltre in un recente convegno tenutosi a Foligno dal titolo “Il cavallo da Giostra e da Palio: scelta del cavallo, allenamento, farmaco”, il nostro regolamento veterinario è stato indicato come un esempio da seguire in tutta Italia per l’avanguardia nella tutela degli animali Con il progetto “Le radici del futuro” il Mondo del Palio vuole avvicinare i bambini a tutti quei valori autentici della nostra storia e della nostra tradizione culturale che fanno del Palio non una corsa di Cavalli, ma una vera e propria Festa della Città di Asti. Non mi dilungo ulteriormente ma ci sarebbero molti altri argomenti da affrontare per capire veramente cosa sia la Festa del Palio e perché debba essere insegnata ai nostri giovani. In conclusione, invito la Sig.ra Paola Re e tutti coloro che sono contro il Palio a priori a vedere cosa si fa all’interno del progetto “Le radici del Futuro”, e si scoprirà che non si insegna a “tifare un Cavallo, maltrattarlo con il frustino e portarlo al limite fino al rischio dell’incidente”, ma si insegnano valori autentici e tradizionali della nostra Città di Asti e della nostra Festa”. Fabio Lano