Io e Giovanni Satragno ci conosciamo da quasi 30 anni, da quando io ero un giovane funzionario del Settore Decentrato Agricoltura e Lui un giovane tecnico CATA della Coldiretti. Oggi lui è Presidente dell’Associazione Produttori Moscato e io ancora funzionario (non più giovane) del Settore Decentrato Agricoltura di Asti. Mi sembra del tutto evidente che le mie scelte politiche e le mie battaglie non sono state finalizzate ad obiettivi di carriera politica o lavorativa. Quanto allo spot elettorale forse sfugge a Giovanni che io mi sono dimesso da consigliere comunale da oltre un anno e mezzo, né penso di ricandidarmi alle prossime amministrative. Detto questo, nel merito della questione le rispettive posizioni le abbiamo ribadite così tante volte che non mi sembra il caso di tornarci su. Quello che mi preme invece sottolineare è il cambiamento di stile nelle ultime occasioni di scambio pubblico di vedute. Fino a qualche tempo fa mi sembra sia prevalso uno stile di correttezza in sintonia con quello che credevo fosse un reciproco rapporto di stima e simpatia. Già qualche mese fa, rispondendo ad una mia lettera, Satragno metteva fortemente in dubbio la mia correttezza professionale. In quella occasione scelsi le vie brevi ed ottenni un chiarimento telefonico. Noto però, con rammarico, che Satragno continua sulla stessa lunghezza d’onda, non so se per convinzione propria o perché (mal) consigliato. E’ vero non ho letto per intero le deposizioni dei testimoni nel processo Ricagno e ho fatto, con ironia lo ammetto, delle considerazioni sul virgolettato apparso su “La Stampa”. Ho aspettato però quasi 10 giorni prima di scrivere e non ho letto da nessuna parte una smentita di Satragno rispetto a quel virgolettato che, del resto, non smentisce neanche in questa circostanza. Di solito non leggo i resoconti giudiziari ma credo di fare delle buone letture fin da ragazzino e da una di queste letture, “Il berretto a sonagli” di Pirandello, ho imparato che “le mani bisogna sempre metterle avanti, per evitare che cadendo, scivolando appunto, ci si possa rompere la fronte” (lo scrivano Ciampa). Quindi, pur apprezzando i “consigli in amicizia” di Giovanni Satragno, penso di essere già attrezzato per gli scivoloni che nella fattispecie non ci sono stati perché il senso del virgolettatto non smentito, e reso sotto giuramento, era che l’assemblea dei produttori dell’Asti pensava di trovare un escamotage (consentire la produzione dell’Asti nel Comune di Asti, confinandolo al solo Istituto agrario Penna) per “eludere” i dettami della normativa comunitaria e nazionale in materia di DOC e DOCG. Giovanni Pensabene