Fabio Martina“Anche questa volta i mass media si sono accorti del problema solo quando è scoppiato. Lo scandalo “Lazio gate” e quello piemontese sono solo la punta dell’iceberg che verrà scoperto se la Magistratura riuscirà a fare il suo corso. Eppure oltre un anno fa alcuni cittadini piemontesi hanno lanciato una petizione http://www.fuoriisoldidallapolitica.it/ per tagliare i costi della politica regionale, hanno raccolto 22.000 firme, sono stati auditi in “Commissione I” http://www.facebook.com/notes/fabio-martina/audizione-in-commissione-i-petizione-fuori-i-soldi-dalla-politica/10150429828823984 e da allora poco o nulla è cambiato. Forse da oggi l’interesse dei media sarà più forte. Speriamo… Qui di seguito riassumiamo il percorso intrapreso da 22.000 cittadini piemontesi verso un vero taglio dei costi della politica. Lo stipendio di un consigliere regionale a maggio 2010 consisteva in un’indennità lorda di 9.948 € (85% del parlamentare), più 2.467 € netti di rimborsi forfettari, più 122 € netti per gettoni di presenza e ulteriori rimborsi spese di 0,48 €/km. Un consigliere residente a Torino con 10 presenze istituzionali mensili arrivava quindi a percepire oltre 8000 euro netti al mese, mentre un consigliere residente fuori Torino, avente funzioni particolari (presidente di gruppo, di commissione o del consiglio) poteva arrivare fino a 15.000 euro netti al mese . A maggio 2010 alcuni gruppi consiliari hanno presentato delle proposte di legge per ridurre le indennità dei consiglieri e le spese dei gruppi consiliari . A dicembre sono state discusse e bocciate. E’ stata invece approvata la proposta di legge del presidente del consiglio che recepiva la legge nazionale per la riduzione generalizzata del 10% degli stipendi ….anzi, del 10% delle sole indennità, lasciando invariate tutte le altre voci …a conti fatti gli emolumenti percepiti dal consigliere diminuivano soltanto di un 3 – 5% Come cittadini abbiamo quindi deciso di riprendere quelle proposte di legge per ridurre oltre alle indennità, i gettoni di presenza, i rimborsi spese forfettari e il vitalizio dopo soli 5 anni di lavoro. In quello stesso periodo la trasmissione Zapping di Radio1 ha lanciato la campagna “Sforbiciamo i costi della politica”raccogliendo 100mila adesioni alle loro tre proposte (alcune delle quali molto più “penalizzanti” di quelle contenute in questa nostra petizione) con l’approvazione dei tagli da parte del 99.89% degli aderenti. Abbiamo raccolto oltre 20 mila firme in tutto il Piemonte ma siamo pronti a raccoglierne di più per una delibera di iniziativa popolare qualora le nostre richieste non venissero accolte La nostra petizione comporterebbe un risparmio di oltre 10 milioni di euro annui.Chiediamo che: – vengano eliminati gettoni e rimborsi forfettari (oltre 2 milioni di euro all’anno): ogni consigliere deve avere diritto ai rimborsi per le spese sostenute nell’espletamento delle sue funzioni, rimborsi di spese effettivamente sostenute e documentate dalle relative pezze giustificative; – venga eliminato il vitalizio (al momento i consiglieri versano circa 1,5 milioni di euro mentre vengono pagati vitalizi per circa 7milioni di euro l’anno, con un passivo di5,5 milioni di euro l’anno …questo mentre ai cittadini viene invece chiesto di calcolare la propria pensione con il metodo contributivo, metodo che se oggi fosse applicato ai consiglieri regionali non permetterebbe di pagare i vitalizi agli ex consiglieri: in pratica la loro pensione viene pagata da ulteriori tasse a carico dei cittadini piemontesi!) – vengano eliminati gettoni di presenza (1 milione  di euro l’anno) (non esiste alcun lavoro o mansione nella quale il dipendente riceve uno stipendio ed una ulteriore remunerazione se si reca al lavoro ….) – venga riconsiderata l’entità dei rimborsi spese chilometrici (200 mila euro l’anno): siano parametrati sul consumo di un’auto di media cilindrata e poco inquinante – venga abolita l’indennità di fine mandato (386 mila euro l’anno) – venga ridotta di un ulteriore 20% l’indennità (1,5 milioni di euro l’anno) Nel 1972 il deputato Guido Di Mauro decise di tornare a fare il medico dopo due legislature per motivi economici: l’indennità parlamentare non gli consentiva di mantenere i suoi due figli all’università. Il parlamentare Renato degli Espositi. Che di professione era ferroviere, andava su e giù in modo da passare la notte in treno. Per le stesse ragioni parecchi deputati della DC dormivano nei conventi, negli ostelli del pellegrino o dalle suore. Nel 1948 la deputata dell’assemblea costituente Teresa Mattei propose di dare ai parlamentari lo stesso stipendio degli operai (molti cittadini che venivano a sottoscrivere la petizione avanzavano questa proposta ….forse un po’ demagogica “I politici devono guadagnare come noi precari …così capiscono com’è la vita vera”)… …noi non arriviamo a tanto: se la nostra petizione venisse accolta un consigliere senza incarichi e residente a Torino percepirebbe oltre 3.600 euro netti al mese ….molto di più di quanto percepisce un operaio ……molto di più del triplo di quanto percepisce un operaio”. Fabio Martina, primo firmatario della petizione “Fuori i soldi dalla politica”