“Non c’è tregua per la reputazione degli infermieri. Dopo il periodo di attacchi alla categoria perpetrati sull’onda di falsità (la supposta “gara per fare prelievi dolorosi ai pazienti” di Vicenza, rivelatasi poi una montatura e la cui smentita non ha avuto alcun risalto mediatico) ed ignoranza (l’ormai tristemente noto intervento dei giornalisti Tiziana Panella e Cecchi Paone che si sono permessi pesanti – ed errate – dichiarazioni sugli infermieri di triage senza avere alcuna conoscenza in merito), il colpo arriva dall’alto, direttamente dal Direttore Regionale alla Sanità Fulvio Moirano, che, a proposito dell’importante quantità di ore straordinarie accumulate dagli infermieri, il 26 maggio in un incontro organizzato dal Comune di Ivrea ha esternato un pensiero aberrante, soprattutto considerando la carica che ricopre. Secondo Moirano: “Bisogna vedere se le ore di straordinario degli infermieri sono reali, oppure speriamo che non timbrino e poi sbrodolino, o magari c’è chi parcheggia e poi… oppure se si deve uscire alle 14, non si esce alle 14,10”. Un pensiero tanto disarticolato quanto offensivo, che getta fango sulla moralità di centinaia di migliaia di professionisti che, come ogni lavoratore, non chiedono alcuna medaglia in cambio del loro impegno, ma neppure meritano attacchi immotivati. In pieno 2016 nella cultura popolare persiste l’immagine dell’infermiere svogliato (quando invece non si contano le ore straordinarie non retribuite sul groppone di molti), ignorante (nonostante il relativo percorso universitario sia una realtà quasi ventennale) e poco incline a soddisfare i bisogni del paziente (quando l’articolo 3 del Codice Deontologico, che per l’infermiere ha valore legale, dice che: “La responsabilità dell’infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cura della persona”). “Cultura popolare”, dicevamo: mentre è comprensibile che certe idee siano radicate nella mente del comune cittadino (anche se la speranza è che le cose cambino, e questo direttivo fin dall’insediamento si sta impegnando sul fronte della comunicazione e dell’informazione all’utente), da un addetto ai lavori, soprattutto da uno del calibro di Moirano, ci si aspetta ben altra cultura professionale (in quanto medico) e ben altra sensibilità (in quanto, per usare termini semplici, tra i capi della baracca della sanità piemontese). Il direttivo del Collegio IPASVI di Asti continuerà a combattere la (mala)cultura che vede l’infermiere discriminato rispetto agli altri professionisti sanitari in quanto figura dalle origini più umili; anzi, proprio da questa eredità più “popolare” prenderemo forza per sviluppare col cittadino un rapporto sempre più basato su conoscenza, fiducia e rispetto reciproci”. Direttivo Collegio Ipasvi Asti